La vicenda ovviamente si presta a lazzi di taverna. Malesani come Cosmi, che fu licenziato dopo solo quattro panchine. Malesani come Pioli, che fu licenziato senza mai perdere in campionato. Gasperini come Guidolin, Rossi e Colantuono, tutti esonerati e richiamati a più riprese da Zamparini. Insomma, è un film già visto, un’impazienza che segna da anni la gestione tecnica rosanero. Ma più che barzellette, come le ha definite la scorsa settimana Miccoli, questo ci sembra l’ultimo disperato tentativo per evitare la retrocessione in serie B.
Un tentativo che ancora una volta si propone come rimedio a un precedente errore. In questo caso ritenere che un tecnico come Alberto Malesani potesse cambiare i connotati di una squadra che era nata male e che era stata corretta solo in parte. Riuscendo a far meglio di chi questa squadra l’aveva allenata per cinque mesi, portandola per una buona parte del girone di andata a praticare un calcio gradevole. Poco fruttuoso per mancanza di attaccanti e per una forte componente di sfortuna ma certamente dignitoso. Purtroppo nel calcio persiste una forte componente scaramantica: «Cambiamo, avrà pensato Zamparini chiamando Malesani, sperando di prendere quantomeno un tecnico fortunato».
Ma Malesani non è stato fortunato, ha messo insieme tre punti in tre gare e la qualità del gioco del Palermo è peggiorata rispetto alla gestione Gasperini. Apprezziamo l’ottimismo del tecnico veneto, ma non ci sembra che contro il Genoa il Palermo abbia fatto una gran partita. Le difficoltà c’erano tutte e a nostro parere Malesani ci ha messo del suo proponendo una squadra troppo leggera in avanti e troppo legnosa a centrocampo. Con Boselli dall’inizio, Faurlin al posto di Rios e Nelson a destra (con Aronica a sinistra) il Palermo avrebbe dato un messaggio preciso: «Questa partita vogliamo vincerla». Magari l’avrebbe persa, ma continuare a difendere i pareggi non ci sembra che abbia molto senso. Della gestione Malesani non abbiamo peraltro capito l’accantonamento di Dybala che rispetto a Fabbrini è meno fumoso e più concreto.
Gasperini lasciò la squadra a quattro punti dalla zona salvezza, la ritrova con sei punti di ritardo sulla quartultima e con tre gare in meno da giocare. L’attende un compito immane ma è l’unico che ha qualche possibilità di farcela. A Palermo a nostro parere ha commesso qualche errore (col Milan nella ripresa, a Roma, Fiorentina in casa e con l’Atalanta), ma era riuscito immediatamente a cavare il meglio da questo gruppo. In questa situazione di classifica anche lui dovrà modificare qualche punto fermo del suo credo calcistico perchè non è più possibile far di calcolo, ogni partita va giocata per i tre punti, senza mezze misure. E dovrà rischiare più di quanto sia nel suo dna. Ci auguriamo che lo possa fare senza eccessive pressioni e senza troppi consigli, situazioni di compromesso, di confusione, da cui non nasce mai nulla di buono.
Gasperini ha cinquantacinque anni, i capelli bianchi, vent’anni di carriera e sa sbagliare benissimo da solo.
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