Sarebbe bello se, invece che parole, qualche volta ci promettessero fatti. Come reagire, in tempi di campagna elettorale, all'ennesima sfilza di annunci? Potremmo cominciare con il chiedere, intanto, che fine hanno fatto alcune delle «promesse» degli ultimi anni. Sarebbe un modo, tutto sommato indolore per gli attuali amministratori regionali, di informare l'opinione pubblica, nell'attesa che anche i loro annunci si tramutino in provvedimenti definiti. Cominciamo con il parlare di tasse e di contrasto all'evasione.
Nel luglio del 2010 il Parlamento italiano ha varato alcune norme che coinvolgono i Comuni nelle attività di accertamento e lotta all'evasione. In cambio del loro impegno i Comuni possono beneficiare per sempre del 33% del gettito delle imposte che essi stessi concorrono a recuperare. Potrebbe essere uno strumento potente in mano ai «poveri» sindaci continuamente a caccia di soldi. Ma la burocrazia è sempre lì, pronta a tessere la solita ragnatela. Ebbene, nel maggio del 2012, ben due anni dopo, la Regione Sicilia ha finalmente varato le relative norme applicative. Nel giugno del 2012, è stato quindi stipulato un accordo quadro, al quale è seguito nientedimeno che un «patto per la legalità fiscale» che ha visto tra i sottoscrittori il Comune di Palermo e l'Agenzia delle Entrate; il «patto» attribuisce al Comune di Palermo la qualifica di ente pilota nella sperimentazione di nuove forme di cooperazione nella lotta all'evasione e nel recupero di imposte evase. Sei mesi dopo - ci chiediamo - il patto ha prodotto frutti? È stato recuperato gettito fiscale evaso? È possibile quantificare le maggiori entrate realizzate o realizzabili?
Parliamo ora di acquisti di beni e servizi da parte della Regione. Nel maggio del 2010 la Sicilia ha varato una legge per istituire la centrale unica per acquistare, alle condizioni migliori e principalmente omogenee in tutta l'Isola, beni e servizi. Si tratta di una voce di spesa di alcune centinaia di milioni di euro e che può generare grandi economie. Dopo l'approvazione della legge, nel luglio del 2011, è stata finalmente sottoscritta un'intesa tra la Regione e la Camera di Commercio di Palermo per avviare e gestire il sistema. L'intesa ha prodotto risultati? Abbiamo conseguito economie nella spesa pubblica regionale? Realizzeremo qualche risparmio nei mesi a venire?
E parliamo ora dei (mai dimenticati) enti economici. Tredici anni fa, nel gennaio del 1999, una legge regionale mise in liquidazione (si fa per dire) gli enti economici regionali Azasi, Espi ed Ems; poiché questa storia andava troppo per le lunghe, nel maggio del 2012, l'Assemblea regionale si è vista costretta ad approvare un'altra legge, fissando il limite ultimo del dicembre 2012 per la liquidazione di Espi ed Ems, considerato che nel frattempo risultava soppressa soltanto l'Azasi. Che cosa è successo? Gli enti sono stati definitivamente liquidati? Abbiamo definitivamente chiuso questa pagina che tante macerie ha prodotto nell'economia produttiva siciliana? Possiamo fare un bilancio finale di una improvvida esperienza (la Regione imprenditrice)? Oppure ci stiamo tenendo gli enti economici e per di più abbiamo creato il sistema delle società partecipate?
E passiamo alla sicurezza. Nel marzo del 2010 è stato recepito in Sicilia il «codice dell'amministrazione digitale». Si avviò così il progetto Sicur per monitorare le entrate e le uscite dei visitatori e dello stesso personale regionale nelle circa 600 (leggasi seicento!) sedi della Regione. «Nei corridoi delle amministrazioni regionali - scriveva un assessore dell'epoca - si trova di tutto, come in un suk». Il Sicur avrebbe dovuto consentire di monitorare, anche da remoto, qualunque ingresso, del personale e dei visitatori, le motivazioni della visita e tutte le informazioni di tempo e di luogo. A che punto è il progetto? Gli ingressi del personale regionale sono monitorati? Conosciamo i visitatori ed il motivo delle visite?
La Sicilia spesso è stata un'antesignana nell'approvazione delle leggi; quella che spesso difetta è invece la fase attuativa, quella stessa che spesso si contesta alle burocrazie. Ma è sempre così? Sono sempre gli uffici a latitare? O c'è anche una latitanza del ruolo politico di controllo e supervisione? A ben vedere non si hanno notizie di «politici» che dopo avere strombazzato grandi innovazioni, si siano poi peritati di seguirne gli sviluppi.
Con la legge finanziaria 2010 la Regione, ad esempio, ha anticipato lo Stato, introducendo un tetto al numero ed agli emolumenti di amministratori e dirigenti degli enti partecipati e delle società regionali, forti limitazioni alle consulenze, tagli alle auto di servizio, tagli alle spese istituzionali e la riduzione degli apparati di governo. Gli annunci certo non mancarono. A parte qualche auto blu in meno, la legge siciliana ha trovato applicazione? Con quali effetti sul bilancio regionale? È possibile quantificare i risparmi conseguiti?
Passiamo, poi, al tema di stringente attualità delle rotazioni di personale negli assessorati; nel 2012 è stata introdotta la mobilità interna del personale, mandando in soffitta l'arcaico strumento del «trasferimento a domanda» ed introducendo l'obbligo per i dipendenti di svolgere il proprio lavoro in qualunque delle sedi regionali venisse loro richiesto. Al di là dei recenti, massicci trasferimenti in massa, che comunque rispondono a logiche ed esigenze diverse, che fine ha fatto la nuova disciplina della mobilità del personale regionale? E con quali effetti?
Passiamo ora ad altro argomento. Si ha notizia che dopo anni di annunci, la Regione ha deciso di trasformare il fondo Uditore a Palermo nel «parco della memoria e della legalità», di destinare fin dal 2011 il fondo Luparello (vicino Boccadifalco) a centro direzionale regionale e di assumere infine la gestione di un grande patrimonio confiscato alla mafia: il feudo Verbumcaudo per la produzione agricola di qualità. Quali gli effetti? Quale le prospettive di queste scelte? Quali i benefici reali e quelli prospettici?
Ed infine; a seguito di una legge regionale del 2010, è stata bandita una gara ufficiale per affidare ad imprenditori, in partenariato pubblico-privato, i due imponenti complessi termali di Acireale e di Sciacca, compreso il loro vasto patrimonio immobiliare. Sono stati individuati i partner? Stiamo andando verso il rilancio e la valorizzazione di questi due storici impianti termali? Con quali prospettive a breve? Esiste un piano industriale? Sono soltanto alcuni esempi. È anche così che potremmo cominciare a passare dalle parole ai fatti.
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