di NINO SUNSERI Ormai è un coro: tutti i partiti impegnati in campagna elettorale dicono che sulle tasse è ora di cambiare. Tutti, chi più chi meno, propongono ricette per abbassarle. Anche Monti e Bersani. Ieri è arrivato pure Berlusconi. Propositi lodevoli da parte di tutti. Vorremmo capire, però, come fanno a trovare le risorse per colmare il buco che si verrebbe a determinare. Occorre chiarezza e, soprattutto, essere credibili. Lo Stato italiano, visto il livello di debito, è costretto a vendere ogni anno da due a trecento miliardi di titoli di Stato. L'incasso serve a pagare gli stipendi degli statali, a far funzionare le scuole, gli ospedali, i trasporti, la previdenza sociale e tutto il colossale agglomerato della macchina pubblica. A rendere disponibili questi soldi è il mercato. Si tratta di migliaia, se non milioni, di investitori grandi e piccoli. Per ottenere la loro fiducia lo Stato deve essere innanzitutto credibile dando certezza della restituzione. L'obbligo del pareggio di bilancio è la garanzia più alta. Non a caso è stato inserito nella Costituzione. Dunque non è più tempo per le fughe in avanti. Chi promette meno tasse deve anche indicare la fonte delle entrate alternative. Le opzioni più gettonate sono due: lotta all'evasione fiscale e tagli alla spesa pubblica. Stagionato ritornello. Non è più tempo di proclami al vento. Il redditometro, che sembrava l'arma vincente per stanare i fuggiaschi, è diventato un orfanello: nessun partito ne riconosce la paternità. Ripudio generalizzato. C'è la gara a individuarne i difetti (che pure non mancano): al totalizzatore del voto vince che ne trova di più. Altrettanto per la cedolare sugli affitti: non ha funzionato. Le incursioni della Guardia di Finaza a Cortina: molto fumo (mediatico) e poco arrosto (gli incassi). Potremmo continuare. Il coro è scatenato nell'individuazione delle cose che «non» servono per stanare gli evasori. Nessuno però che faccia una proposta. Tutti, però, giudicano la caccia al traditore l'arma assoluta per il risanamento. Qualcuno, per favore, potrebbe spiegare a noi elettori come intende raggiungere l'obiettivo? Non diverso il ragionamento per l'altra strofa del ritornello: il taglio della spesa pubblica. Strumento essenziale per far ripartire i consumi delle famiglie e lo sviluppo delle imprese creando occupazione. Tutti d'accordo: partiti, sindacati, Confindustria. Ieri si è aggiunta la proposta choc di Silvio Berlusconi: abolizione dell'Imu sulla prima casa, restituzione di quanto pagato l'anno scorso, niente aumenti dell'Iva. Magnifico. E la copertura? Non è chiarissimo. Si fa riferimento a un accordo con la Svizzera che è di là da venire (e dal gettito incerto) e a un taglio della spesa pubblica che quando il Cavaliere era al governo non è stato praticato. E allora? In queste settimane va molto di moda citare la favola del pifferaio magico che distrugge la comunità facendo precipitare nel fiume i bambini che seguivano la sua melodia. I fratelli Grimm l'avevano scritta come ammonimento per i creduloni...