Perché le sventure come quella di via Bagolino diventano sempre tragedie annunciate? Perché la coscienza arriva sempre dopo e mai prima? Come mai tutto diventa chiaro solo quando ormai la catastrofe si è consumata e non resta che contare i morti e i danni? Per fortuna i pompieri, l’altra notte, sono arrivati un attimo prima del collasso. Poteva finire peggio. Si potevano evitare i quattro morti di via Bagolino? Certo. Bastava che fosse stata rispettata la legge. Peccato che a Palermo l’illegalità è talmente diffusa da essere diventata una condizione dell’esistenza. Tanto nessuno controlla. Perché osservare le regole se c’è la consapevolezza che gli illeciti non verranno mai sanzionati?
Emerge che in città sono state presentate 54 mila istanze di sanatoria mai controllate. Alcune di queste palazzine possono essere nelle condizioni di quella crollata in via Bagolino. Si tratta di tantissime richieste che giacciono da anni e anni negli uffici del Comune senza che nessuno si preoccupi di esaminarle. Ed è proprio su questo lato oscuro dell’amministrazione che nasce la tragedia di via Bagolino. Si scopre, infatti, che la richiesta di sanatoria era stata presentata nel lontanissimo 1986. Riguardava il terzo piano. In tanti anni nessuno ha risposto: né bene né male. Una sorta di silenzio-assenso figlio ribaldo di una burocrazia che non conosce il proprio dovere.
Risultato? La proprietà, sentendo il sapore dell’impunità, ha costruito pure il quarto piano. Se non c’era stato riscontro alla richiesta ufficiale di sanatoria figurarsi per la nuova elevazione totalmente abusiva. L’edificio, progettato e realizzato per un’altezza inferiore di dieci metri, è stata gravato di una cubatura doppia. Il crollo è stato inevitabile, trascinando lo stabile adiacente. Solo un miracolo e l'intervento dei vigili del fuoco hanno evitato la strage. Ieri Palermo ha scoperto che di abusivismo si muore. Si può sperare che la risposta sia il risveglio della coscienza collettiva? Ma nemmeno per un dovere civico. Semplicemente per la sopravvivenza. Il canone inverso dell’omertà: bisogna immediatamente denunciare l’abuso. È il silenzio che uccide. Il sindaco Orlando lo ha chiesto a gran voce. Ha trascorso tutta la notte fra le macerie con gesto certamente responsabile. Poi ha chiesto ai palermitani di denunciare gli abusivi. Per salvare se stessi e gli altri. Risulta che molti dei residenti fossero da tempo preoccupati per i cupi rumori di morte che si levavano dalle pareti. Grida d’allarme prima delle macerie e della morte.
Il crollo dell’altra notte configura la fattispecie dell’omicidio plurimo. Qualcuno certamente ne dovrà rispondere. I proprietari certamente, ma anche i complici che per denaro o semplice insipienza hanno collaborato alla costruzione dell’abuso. Ma sarebbe opportuno che lo sguardo della magistratura si allungasse fino agli uffici del Comune. Com’è potuto accadere che una pratica presentata nel lontano 1986 restasse a dormire? In tutti questi anni le responsabilità si saranno diluite e sfilacciate. Sarà difficile individuarne di assolute. Tuttavia bisognerà provarci. Ma i magistrati, in questo caso più che mai, non possono essere lasciati soli.
Dobbiamo augurarci che il sindaco accenda una luce laser sugli uffici che si occupano del Territorio. Non solo quelli ovviamente. Ma comunque sarebbe già un buon inizio dopo la tragedia. Perché non è più ammissibile un tasso di inefficienza e di “fannullonismo” così elevato. Non più adesso che ci sono scappati i morti. Non risulta che Palazzo delle Aquile abbia problemi di personale. Ne ha fin troppo.
E allora sarà il caso che i dipendenti comincino a lavorare guadagnandosi lo stipendio che ogni mese portano a casa. Non è più tollerabile: una grandinata di tasse aggiuntive (dall’Imu alla futura Tares) per finanziare la macchina comunale. Denaro dei contribuenti, da rispettare e onorare perché sono soldi perbene (i disonesti evadono). Vuol dire offrire, in cambio, servizi rapidi e puntuali. In tempi certi e non biblici. Senza se e senza ma. L’appello del sindaco Orlando perché i palermitani denuncino ogni forma di abusivismo è assolutamente condivisibile. Però non può diventare l’alibi per coprire l’incapacità degli uffici.
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