Nella notte la giunta Crocetta ha varato il disegno di legge contro parentopoli. Riguarda gli enti di formazione ma anche le società partecipate e le aziende che intrattengono rapporti con la Regione. È stato senza dubbio un intervento rapido e tempestivo che sancisce l’incompatibilità tra i deputati e i loro parenti, qualora fossero in affari con la Regione.
Ma basterà? Verrà approvato dall'Ars? Ce lo auguriamo come passo indispensabile per il rilancio dell’isola. Tuttavia non possiamo negare le difficoltà. Crocetta non può essere un uomo solo al comando. Ha l’appoggio degli assessori. Non basta.
L’intreccio del malaffare e della corruzione non nasce come un fungo nella notte umida. E’ il frutto di leggi forse sbagliate, di comportamenti più o meno trasparenti, di accordi inconfessabili. Ed è chiaro che è su questo fronte che bisogna incidere. Sperando, come disse Nelson prima di Trafalgar, che tutti i marinai facciano il proprio dovere. Ma lo faranno? Certamente lo fecero nella battaglia vinta dalle navi di Sua Maestà. Ma in Sicilia? Quale sarà il comportamento dei protagonisti della vita politica, economica e sociale?
Per esempio i sindacati: è abbastanza evidente che una parte dei guasti che affliggono l’amministrazione regionale è figlia del radicalismo della rappresentanza confederale e non. Hanno coperto tutto: privilegi, alte retribuzioni, fannullonismo di ogni genere e tipo. Altrimenti non sarebbe nato (né sopravvissuto) un istituto bizzarro come l’interpello, che sostanzialmente impedisce qualunque intervento sulla mobilità. Nessuno dei dipendenti regionali può essere trasferito senza il suo consenso. Così abbiamo l’assurdo di uffici affollati, traboccanti di intoccabili, e scrivanie vuote perché nessuno le vuole occupare. Per non parlare dei permessi sindacali: secondo la Corte dei Conti in Sicilia sono più alti di dieci volte rispetto alla media nazionale. Ingiustificabile. Ma per estirpare questi tumori servono bisturi affilatissimi: non solo pubbliche dichiarazioni come spesso accade. Parole tanto più taglienti quanto più debole è l’intenzione di passare ai fatti. Mai una scure. Al massimo una forbicina. Soprattutto una riserva mentale: la potatura, piccola o grande, nel giardino del vicino. Mai nel proprio.
Ovviamente le responsabilità del sindacato impallidiscono di fronte alle colpe della politica in questi anni. Ora si ricomincia dal disegno di legge contro Parentopoli che dovrà passare all’esame dell’aula. L’assemblea è sovrana: come tale può rendere il testo un po’ meno contundente. Sarebbe bello, invece, che lo rendesse ancora più rigoroso. Così da dare un segnale inequivocabile di cambiamento. Invece chissà. Eppure i partiti, a questo punto, dovrebbero avere interesse a far pulizia. Solo così mostrerebbero di aver recepito la lezione dell’astensionismo. Sia per un’opportunità di merito (rendere più efficiente la macchina amministrativa) sia di metodo (fermare l’onda dell’anti-politica). E’ giunta l’ora che parole e promesse divengano fatti. Accadrà? Possiamo solo incrociare le dita.
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