Non sappiamo che cosa c’è dietro il caso del videotape con protagonista Gianfranco Miccichè. Si parla dei termovalorizzatori, degli affari che girano intorno
a queste strutture del rischio di collusioni conla mafia, che il candidato dice di voler evitare. Il video, girato da un collaboratore di Grande Sud, è stato poi usato contro di lui in campagna elettorale dal candidato rivale, Rosario Crocetta. Aspettiamo e vediamo. Così come ci tocca esercitare la virtù della pazienza a proposito dell’inchiesta aperta dalla Procura dopo l’esposto presentato due anni fa da Raffaele Lombardo. Anche in questo caso a muovere la denuncia è stato il sospetto di inquinamenti da parte di poteri oscuri e della mafia. Lasciamo che la magistratura svolga il suo lavoro.
Tuttavia una cosa possiamo dirla fin da ora: si continua a parlare di questi impianti solo in riferimento agli interessi occulti che ruotano intorno alla loro realizzazione. Nessuno, però, che abbia ancora detto con chiarezza se sono utili o meno. Sappiamo solo che non si devono fare perché la loro costruzione è funzionale agli interessi della mafia. Non sappiamo però quale può essere l’alternativa visto che le discariche ormai sono sul punto di collassare. E quando non ci sarà più dove mettere i rifiuti che faremo? Come a Napoli, che li imbarcano sui treni e sulle navi per farli scomparire nei grandi inceneritori del Nord Europa? Un’operazione costosa e senza senso. Può funzionare per tamponare l’emergenza. Ma certo non può diventare strutturale. Perché su un punto bisogna essere chiari. In Sicilia, si dice, non si possono fare grandi opere perché la loro realizzazione sveglierebbe gli appetiti della mafia: vale per i termovalorizzatori così come il Ponte di Messina. Un’opposizione aprioristica e moraleggiante. Non certo una valutazione di tipo economico. Avanti così finiremo per condannarci al sottosviluppo permanente. Qualunque opera puzza di mafia. Cemento e calcestruzzo sono vietati perché altamente dannosi per la salute etica dei siciliani. È evidente che siamo al teatro dell’assurdo. Non è questa la strada. È solo una ritirata o un alibi per l’immobilismo. Una classe politica responsabile affronta i problemi, non li nasconde. C’è un rischio di inquinamento mafioso attorno alle grandi opere? È possibile. Diciamo di più: è molto probabile. E allora? Non è certo fuggendo dalle responsabilità che si fa il bene della Sicilia. Casomai il contrario: mettendo in piedi un sistema rigoroso di controlli che limiti al massimo lo spazio alla malavita. Il primo passo è quello di ottenere la piena collaborazione della pubblica amministrazione. Non certo quella attuale abbondante di fannulloni. Casomai uffici dedicati, popolati di funzionari efficienti e incorruttibili. Tanto difficile? Non possiamo pensare che all’interno della struttura burocratica regionale non sia possibile trovare un gruppo di uomini seri e responsabili per i quali l’interesse comune vale di più degli eventuali benefici personali. Soprattutto se ottenuti in maniera fraudolenta. Ed è proprio su questo che vorremmo sentire una parola definitiva da parte dei candidati alla Presidenza. Sulle grandi opere in generale e sui termovalorizzatori in particolare: li facciamo o no? Le eventuali risposte negative devono, però, essere accompagnate da alternative concrete. Per favore niente libri dei sogni a cominciare dagli incentivi alla raccolta differenziata. Sappiamo tutti qual è la situazione: la Sicilia, su questo terreno, è in coda a tutte le classifiche nazionali. Tanto più che una seria politica di smistamento dell’immondizia non è mai cominciata. Qualche sprazzo qua e la. Nulla di organico. E comunque anche cominciassimo domani non sarebbe risolutivo. Per arrivare a risultati concreti servono tempo e soldi. Esattamente le due risorse di cui la Sicilia non dispone. Nel frattempo le discariche si stanno riempiendo. Costruirne di nuove è impensabile. Viceversa fioriscono gli smaltimenti abusivi, magari sfruttando vecchie cave di pietra. Quelle sì in mano alla mafia. E allora? Non è forse l’attuale situazione la migliore possibile per i disegni della malavita? E se si scoprisse che il vero interesse di Cosa Nostra non è nei termovalorizzatori ma nella loro mancata realizzazione? Vedremo da domani sul nostro giornale chi sa rispondere fra i tanti candidati a Palazzo dei Normanni. fondi@gds.it