Per una volta le società che gestiscono la grande distribuzione dei carburanti danno l’impressione di operare in un’economia di mercato. Una novità non trascurabile. La premessa è ben nota agli automobilisti: la benzina ha toccato prezzi record. A spingere diversi elementi: da un lato l’aumento delle imposte, dall’altro l’incremento del petrolio.
Senza, però, che il successivo ridimensionamento si sia mai riversato per intero sul prezzo finale. Il caro-carburante, negli ultimi mesi, si è sposato alla crisi economica. Una miscela esplosiva che non ha tardato a esplodere. I consumi di benzina, nel primo trimestre sono scesi del 10%. Così le compagnie, i raffinatori e i distributori hanno capito la lezione. Si sono accorti che tenere elevati i prezzi in un periodo di contrazione dei consumi, alla lunga non giova. È successo che la scorsa settimana Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, ha rotto gli indugi.
Ha lanciato lo «Scontone» di venti centesimi al litro. Ogni venerdì i tecnici dell’ente petrolifero calcoleranno il prezzo da praticare nei self service durante il successivo weekend. In quello appena trascorso, la benzina costava 1,6 euro al litro e il diesel 1,5 euro. Non è stato un taglio trascurabile, visto che ormai il prezzo pieno può superare rispettivamente 1,8 e 1,7 euro al litro. Su un pieno di 50 litri il risparmio tocca i 10 euro. La reazione dell’associazione di settore è stata tutt’altro che positiva.
Il giorno dopo il lancio dell’iniziativa, il presidente di Assopetroli, Franco Ferrari Aggradi, ha inviato una lettera di protesta al presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella. A suo parere gli sconti sui carburanti dell’Eni costituiscono «un esempio di concorrenza scorretta nei confronti dei piccoli imprenditori indipendenti con il rischio, in prospettiva, di far ripiombare il settore in un mercato di tipo oligopolistico».
Insomma Assopetroli ha confermato di essere una lobby che, come tutte le associazioni del genere, difende solo gli interessi delle compagnie meno efficienti. Soprattutto ha confermato di non essere per niente favorevole alla competizione. Non a caso ha sempre difeso gli aumenti generalizzati con il solito alibi: la colpa del caro-benzina è dello Stato che applica troppe tasse. Giustificazione vera ma non verissima. Non a caso la rete distributiva ha reagito diversamente, ricordandosi, che alla fine è il mercato a dettare legge.
Così, poche ore dopo l’annuncio di Scaroni, altri grandi marchi, da Esso a Q8 hanno seguito l’esempio di Eni, più o meno nello stesso ordine di grandezza e nelle stesse modalità. Non solo, anche diversi impianti indipendenti (i cosiddetti no-logo) si sono rassegnati a tagliare i prezzi. La conferma che quando si vuole si può. Evviva la concorrenza e il libero mercato. A guadagnarci sono sempre i consumatori.
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Benzina, quando si vuole si può
Assopetroli ha confermato di essere una lobby che, come tutte le associazioni del genere, difende solo gli interessi delle compagnie meno efficienti. Soprattutto ha confermato di non essere per niente favorevole alla competizione
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