Nelle seconde elezioni greche in sei settimane la paura di chi teme un’uscita traumatica dall’Euro ha prevalso sulla disperazione di chi era pronto a sfidare l’Europa pur di uscire dalla miserevole condizione odierna. La vittoria di stretta misura dei conservatori di Nuova Democrazia sulla sinistra di Syriza – con relativa conquista del premio di maggioranza di 50 deputati su 300 - dovrebbe permettere la formazione di un governo che, pur chiedendo una attenuazione delle clausole che hanno portato la Grecia alla peggiore crisi economica della sua storia, è disposto a rispettare la sostanza degli accordi conclusi per ottenere l’ultimo pacchetto di aiuti per 130 miliardi di Euro.
Sarà un inedito governo di coalizione, con una maggioranza eterogenea formata dai conservatori, dai socialisti del Pasok (che hanno pagato lo scotto più alto della crisi) e forse da un paio di partiti minori e che potrebbe essere guidato ancora da un tecnico piuttosto che dal leader del partito vincitore Antonis Samaras. Ma sarà un governo che fornirà alla Ue e ai mercati la speranza che la Grecia farà il possibile per restare nella moneta unica ed evitare così al resto dell’Eurozona lo shock di un «contagio» che, secondo tanti analisti, potrebbe risultarle fatale. In cambio, la troika dei creditori – Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale – dovrà fare qualche concessione sui tempi del risanamento e sugli ulteriori, drastici tagli di bilancio da effettuare, in modo di consentire al Paese di respirare e al nuovo esecutivo di guadagnarsi qualche credito anche presso gli elettori che non lo hanno votato. Non è, per esempio, realistico che il deficit di bilancio venga ridotto all’1% del PIL fin dal 2012.
Già ieri sera Berlino ha fatto un’apertura in questo senso che dovrebbe essere rafforzata dopo il «conference call» dei ministri della zona Euro. Comunque, i creditori si troveranno a trattare – al contrario di quello che sarebbe accaduto in caso di vittoria di Syriza – con ministri decisi a non rompere con l’Europa. Quindi si limiteranno a rinegoziare, non a stracciare gli accordi conclusi.
Con tutto ciò, sarebbe un grave errore ritenere che la crisi greca sia ormai avviata a conclusione. Con la disoccupazione al 22%, lo Stato che ha appena le risorse sufficienti a pagare stipendi e pensioni di giugno e una serie impressionante di fallimenti, i margini di manovra dei vincitori sono molto stretti. Se vogliono che gli sconfitti di ieri, tra cui non mancano le teste calde, e la destra estrema di Alba Dorata, non scatenino una incontrollabile e probabilmente violenta protesta sociale, Nuova Democrazia e i suoi alleati dovranno fare subito qualcosa perché almeno i servizi essenziali tornino a funzionare e la gente veda una luce in fondo al tunnel.
Si dovrà cercare di fermare l’esodo, già iniziato, delle multinazionali, di bloccare la fuga dei capitali e di trovare il modo di saldare i debiti più urgenti. Evitando, tanto per fare un esempio, che la Gazprom russa sospenda le sue forniture se non sarà pagata entro il 26 del mese. Nello stesso tempo, i greci devono fornire all’Europa la prova che sono finalmente disposti ad attuare le radicali riforme necessarie perché il Paese resti nell’Unione e che finora sono state sempre rinviate.
Da parte della troika, sarà necessario riconoscere che la cura da cavallo, fatta di sola austerità, imposta originariamente alla Grecia, rischia di uccidere il paziente e che, se si vuole salvare il salvabile, bisognerà cambiare – almeno parzialmente – registro. Il tema sarà senza dubbio al centro non solo dell’odierno G20, ma di tutti gli incontri di vertice successivi. Le resistenze maggiori verranno dalla Germania, che pure è stata la prima a compiacersi per il successo di Samaras, ma dove non manca il partito di chi considera la Grecia - chiunque la governi – una specie di pozzo di San Patrizio in cui è inutile continuare a riversare risorse, perché in ultima istanza una sua uscita dall’Euro sarà ineluttabile.
Se, dunque, questo round della complessa partita ellenica – in cui si è inserita a sorpresa anche la prospettiva di uno scontro Grecia-Germania agli Europei di calcio - è stato vinto dai pompieri, gli incendiari rimangono in agguato.
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