La reazione fin'ora è stata debole, anzi debolissima da parte dell'Occidente di fronte ai massacri in Siria. Il regime tirannico di Bashar-al Assad continua a prendere in giro le Nazioni Unite e persino i suoi alleati (Iran, Cina e Russia) anche se quest'ultimo paese sembra ora più critico, condannando, ad esempio, l'orrenda carneficina a Houla, con bombardamento e raid a terra, che hanno provocato 108 vittime, fra cui 34 donne e 50 bambini. Questo nuovo episodio, che conferma il fallimento del piano di pace di Kofi Annan, ha spinto il Canada, i paesi europei ad espellere gli ambasciatori siriani. Anche gli Stati Uniti sono per la linea dura, ma cercano anche di perseguire la via diplomatica, con l'avallo della Russia. L'obiettivo è di garantire l'esilio di Assad e della sua famiglia, senza spargimenti di sangue, sul modello yemenita. Ma chi è in grado di garantire una fase di transizione, dalla dittatura alla democrazia, in tempi relativamente brevi? Il partito Baath, che sostiene Assad, è ancora forte nel paese e gode di ampi sostegni delle lobby militari, religiose e soprattutto militari. Non solo, ma la resistenza è ancora divisa e disorganizzata,anche se si sta rafforzando, con l'aiuto della Turchia di Erdogan (ma anche della Francia, Gran Bretagna e degli stessi Usa). È molto determinata anche per la lunga scia di sangue: le vittime in 14 mesi sfiorano ormai le 15 mila (con oltre 1000 bambini e migliaia di donne). Non a caso Amnesty International ha più volte invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad andare oltre la semplice condanna delle violazioni, deferendo cioè il governo siriano alla Corte penale internazionale, anche perché dal 14 aprile, cioè dall'inizio della missione degli osservatori Onu in Siria, sono stati uccisi 1300 civili. È strana (ma non troppo) la reticenza del vertice delle Nazioni Unite,che era stato così sollecito nel far rinviare a giudizio Muammar Gheddafi, nei confronti di Assad e dei suoi generali che si sono macchiati di gravi colpi. Lo ha dichiarato anche Amnesty in una denuncia circonstanziata: «Sono evidenti le prove che le forze di sicurezza siriane stanno commettendo crimini contro l'umanità». Anche per la tutela dei diritti umani vi sono, come ben sappiamo, sempre due pesi e due misure. In questo caso «pesa» molto la presenza di due potenze (Cina e Russia) nel Consiglio di sicurezza Onu. È per queste ragioni geopolitiche che Assad si fa strame degli oppositori, con arresti di massa, torture e massacri sistematici, anche di bambini. Ma nonostante ciò l'isolamento della Siria appare più marcato che in passato. L'Europa però potrebbe svolgere un ruolo più importante e risolutivo, senza lasciare l'iniziativa solo agli Usa e alla Russia e persino alla Turchia, mentre la Nato - così attiva al tempo della Libia - brilla per il suo silenzio. Non resta che sperare in un accordo tra Obama e Putin per organizzare «una via di fuga» ad Assad, riportando la pace in questo martoriato paese. [email protected]
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