Da ‘santone’ ad ‘eroe decaduto’ il passo è più breve di quel che si possa pensare: lo sa bene il Presidente del Palermo Maurizio Zamparini. Il Patron friulano ha rilevato una società che annaspava, da anni, nell’abisso dell’anonimato, fino a condurla nel calcio che conta; ha fatto respirare alla città l’area continentale, portando Palermo ed il Palermo nell’Europa minore (e accarezzando lungamente quella dei Campioni). Poi, la cavalcata trionfale verso Roma, che ha infiammato gli animi dei palermitani: come promesso dalla società di Viale del Fante, la straordinaria notte dell’Olimpico è stata soltanto l’inizio…della fine (?). Invece di puntellare la squadra, la dirigenza ha pensato bene di smantellarla: e quando si cambia così tanto il rischio di una disfatta sportiva è dietro l’angolo. Infatti, quello che doveva essere il Palermo più forte di sempre (così s’era espresso il Presidente ad inizio campionato) s’è piazzato al quint’ultimo posto, lasciando in ambasce i fedelissimi rosanero fino al fotofinish. Tuttavia, la cosa più allarmante -a quasi un anno dalla finale di Coppa Italia- è l’assoluta incapacità di programmazione palesata dalla società negli ultimi tempi: le continue staffette di tecnici e dirigenti ne sono un segno inequivocabile. In conseguenza di ciò, gli uomini di calcio più validi rifiutano la destinazione palermitana o ne fanno un punto di partenza mentre le bandiere rosanero (ora sembra la volta di Miccoli e Migliaccio), una dopo l’altra, sono state tutte ammainate. Tutto ciò accresce il già dilagante scetticismo fra i tifosi e solleva voci di contestazione: il ‘Barbera’ da fortino inespugnabile s’è trasformato in un luogo di desolazione, nel quale sono naufragati sogni e speranze del popolo rosanero. L’unica cosa che mi permetto di chiedere al Presidente, a nome dell’intera tifoseria, è chiarezza: per una volta, ci guardi negli occhi, uno per uno, e ci dica qual è il ‘progetto Palermo’ (ammesso che ne esista uno). È meglio fare i conti con una realtà nella quale non c’è posto per fantasticherie da ‘mille e una notte’ piuttosto che raccogliere i cocci di un cuore in frantumi.
Fabrizio Guercio, Palermo
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