In Sicilia è arrivato il tempo di aprire una fase nuova: bisogna votare per dare forza e prospettiva al percorso di riforme che abbiamo avviato. Abbiamo messo all'angolo il centrodestra nella regione che era considerata il suo granaio di voti, non possiamo fermarci adesso. Per questo crediamo che anche Lombardo debba fare la sua parte: se davvero tiene al percorso che abbiamo iniziato, faccia un passo indietro per impedire che la sua vicenda giudiziaria logori o addirittura interrompa il progetto riformista che sta liberando la Sicilia. Dobbiamo essere onesti, questo rischio c'è: per ciò crediamo che sia necessario indicare immediatamente la data del voto, ad ottobre se non addirittura prima. Dobbiamo tornare alle urne con una coalizione che metta insieme le forze migliori del centrosinistra e le forze moderate che hanno preso le distanze, non solo a parole, dal sistema di potere che per troppi anni ha soffocato la Sicilia. Quando abbiamo deciso di sostenere il governo regionale sapevano che sarebbe stata una scelta difficile da spiegare, una scelta che si sarebbe prestata ad aspre critiche. Probabilmente sarebbe stato più conveniente, anche sul piano personale, fare come qualcuno ha sempre fatto: un'opposizione «dura e pura», di semplice denuncia del malgoverno del centrodestra, con la consapevolezza che alle elezioni successive il risultato non sarebbe cambiato. Il centrosinistra avrebbe potuto rivendicare la propria «superiorità» politica, mentre il centrodestra avrebbe continuato a gestire potere. Invece abbiamo aperto un varco, ci siamo messi in gioco, abbiamo fatto esplodere le contraddizioni nel centrodestra e, sostenendo un governo di tecnici di alto profilo, abbiamo intrapreso la strada più difficile ma sicuramente più utile. In questi mesi abbiamo bloccato la costruzione di quattro grandi inceneritori, smontando un pericoloso intreccio affaristico-mafioso; avviato il risanamento del sistema sanitario, vero centro nevralgico del potere clientelare del centrodestra; cancellato l'Agenzia regionale acque e rifiuti; riformato le Asi; ridotto gli Ato rifiuti; avviato la ripubblicizzazione del servizio idrico; inserito un tetto di 250 mila euro per gli stipendi dei manager regionali; varato una riforma elettorale che, grazie al voto confermativo, ha restituito ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente il loro sindaco. Se oggi in Sicilia e a Palermo il centrosinistra ha la possibilità di vincere e governare è proprio grazie a ciò che il Partito Democratico ha fatto all' Ars : un percorso rigoroso di riforme e innovazione che in questi mesi ha subìto diverse battute d'arresto. Alcune riforme sono rimaste purtroppo sulla carta, altre potevano essere più incisive. Ecco perché è necessaria una svolta: bisogna chiudere definitivamente questa fase e aprirne un'altra per portare a termine le riforme già fatte e al tempo stesso avviarne di nuove. Il Pd non può buttare alle ortiche l'opportunità di far voltare definitivamente pagina alla Sicilia. Conosciamo già la stagione del 61 a 0, conosciamo i gravi errori commessi dal centrosinistra che la nostra isola ha pagato a caro prezzo. Ma soprattutto i siciliani chiedono un'alleanza stabile in grado di assicurare crescita, sviluppo e legalità: guai a tornare indietro, sarebbe imperdonabile se il prevalere di una visione autosufficiente e autoreferenziale del centrosinistra spingesse i moderati tra le braccia di una destra in crisi, ma non certo scomparsa.
*CAPOGRUPPO DEL PD ALL’ARS
**SENATORE DEL PD ANTONELLO CRACOLICI
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