Come sempre avviene in questi casi, i leader politici sottolineano i successi e ridimensionano le sconfitte. Le Amministrative in Sicilia non sfuggono alla regola. Eppure è evidente che i due grandi partiti escono malconci dal voto. Seppure per motivi diversi, il Pdl e il Pd hanno perso. Il Pdl governava in tutti e tre i capoluoghi chiamati al voto. E finisce per perdere Palermo e Agrigento, le due città del leader nazionale Angelino Alfano. Si salva in extremis a Trapani. Ma vede cadere altre storiche roccaforti: Marsala, Barcellona e Paternò. Ci sarà tempo per analizzare percentuali e dettagli. Ma non si può non notare che il bacino elettorale del centrodestra esisterebbe ancora. C’è invece un problema nella rappresentanza, ormai frammentata, che ovviamente porta con sé dure spaccature sui programmi.
Non è un caso se nel centrodestra cresce Grande Sud, che del Pdl è più che una costola ma per primo sta tentando di avviare una fase di rinnovamento sia nella struttura di partito che nel dialogo con forze diverse. Ciò vale ancora di più per l’Udc che ora si pone come alternativa sia a Lombardo che al Pdl portando a casa i primi risultati. Il Pd non sta affatto meglio. Un tempo avrebbe brindato per la caduta delle roccaforti del centrodestra. Ma oggi non può intestarsi questo risultato a Palermo nè ad Agrigento e in altre grandi città registra lo spostamento di consenso verso Sel e Idv. Il ciclone Orlando condizionerà le scelte di un partito già dilaniato al proprio interno fra i filogovernativi che vorrebbero il patto con Lombardo (e i finiani) e quanti ormai spingono per mettere alla prova in Sicilia la foto di Vasto, cioè il patto fra Pd, Idv e Sel. Non sono scenari a cui guardare con distacco. Sono le prime mosse per arrivare alle elezioni regionali già fissate da Lombardo per il 28 ottobre. La vittoria di Orlando dimostra che la gente non guarda alle alchimie ma ai risultati o ai programmi (se non concreti almeno annunciati). E alla luce di ciò non si può non notare che Pdl e Pd sono i partiti che negli ultimi cinque anni hanno governato, a turno, con Lombardo. Si dice da tempo che il governatore è stato abile nelle alchimie politiche e che invece pecca nell’azione amministrativa. Se è vero che agli elettori, ora più che mai, interessa solo come si amministra e come si risponde ai problemi, allora dalle urne è arrivato un messaggio inquivocabile. Ai problemi dei siciliani non è stata data risposta.
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