Forse qualcosa di buono comincia ad agitarsi nel pantano della formazione in Sicilia settore in cui i soldi a pioggia servono solo ad alimentare le clientele. Comincia a far capolino anche qualche barlume di efficienza e l'interesse a offrire un reale servizio all'economia siciliana. Nello stanziamento da 2,3 miliardi appena varato dal governo c'è un capitolo dedicato appositamente agli enti siciliani. Sono previsti degli stage sul posto di lavoro finanziati da una borsa di studio di seicento euro. Le imprese che assumono avranno diritto, come tutte le altre nel Mezzogiorno, ad uno sgravio del 50% sui contributi. Invece un giovane che, a valle della sua formazione, decide di avviare un'attività in proprio ha diritto ad un finanziamento di cinquemila euro.
Si tratta di novità positive. Quanto meno perché cominciano a creare un legame tra il mondo della formazione e quello del lavoro reale. Vuol dire che i corsi dovranno necessariamente orientarsi sui bisogni delle imprese e non solo sulle esigenze di clientele. Inutile creare ancora sartine o parrucchieri se le richieste riguardano figure professionali diverse.
Certo come sempre in Sicilia ci vuole attenzione. Ogni scena contiene un retroscena e si tratterà di controllare la velocità e la correttezza delle procedure. L'assessore garantisce tempestività: presto l'anno verranno pubblicati i bandi. Speriamo che la crisi politica, di cui molto si parla, non sia più veloce. Ma soprattutto occorrerà seguire le procedure. Bisognerà evitare che la borsa di studio e soprattutto l'incentivo di cinquemila euro, si trasformino in occasione di furbate. Per una volta, però, vogliamo essere ottimisti e salutare il nuovo (ancorché piccolo) che avanza nel buio della formazione siciliana.
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