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C’era una volta il “25 aprile”

Egregio Direttore,
la data del 25 aprile segna certamente un evento importante per l’Italia: la liberazione dalla truppe nazi-fasciste da parte degli americani, i quali, come ha ampiamente certificato la storiografia, utilizzando il senso di equilibrio intellettuale, recuperando così attente e meditate rivisitazioni di quel periodo, adducendo che proprio gli americani hanno avuto un peso determinate nella Liberazione, in particolare nella parte geografica del nord Italia, smentendo così una verità “troppo partigiana”. Adesso cosa rimane di quella data? Ripercorrendo a ritroso nel tempo, ora sembra che quella data, a volte sponsorizzata in maniera violenta ma anche utilizzata per costruire fortune politiche, sembra che la ricorrenza del 25 aprile abbia subito una profonda metamorfosi nei costumi, nella memoria e nella coscienza degli italiani: ormai ci appare spogliata di quel “vestito ideologico” che l’ha caratterizzata durante lunghi anni della nostra storia. Non so se questo sia un bene o un male, di certo emerge inequivocabilmente un dato positivo dove possiamo scorgere una sorta di azzeramento delle aspre contrapposizioni di una volta che hanno di fatto creato un Paese, con la sua preziosa rappresentanza demografica, diviso e reciprocamente astioso.
Mi duole, come cittadino italiano, nonostante questa realtà, una realtà a questo punto benevolmente complice di noi, che nessuna forza politica ha saputo o avuto la capacità di saper fertilizzare questo giorno per farne una festa autenticamente condivisa in omaggio alla memoria dei vincitori ma anche dei vinti, ma soprattutto verso le nuove generazioni che attendono ancora un orizzonte meno buio e più “concittadino”.
Cordiali saluti.
Davide Martinez

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