Siamo alla disfatta della politica. L’indagine che coinvolge il cassiere della Lega rende l’aria ben peggiore rispetto agli anni di Tangentopoli. Dalle indagini di allora emergeva che i principali destinatari delle mazzette erano le strutture di partito. Il furto che serviva a finanziare le macchine del consenso. Inaccettabile certo. Ma almeno si poteva capire superando l’ipocrisia della politica intesa come confronto di idee e non, com’è nella realtà, scontro di potere. Oggi viene fuori che i beneficiari sono i dirigenti a titolo privato. Si ruba per arricchimento personale mettendo senza esitare le mani nella cassa comune. Non molto diverso dai ladri di strada. A questo punto c’è una domanda cui bisogna rispondere con molta chiarezza: i partiti sono ancora un insostituibile strumento della democrazia o sono diventati indefinibili blocchi di interesse a servizio delle gerarchie interne? La risposta è essenziale per capire il futuro della politica italiana. I segnali d’allarme si moltiplicano. Lo stesso Berlusconi, pur nel suo ottimismo, è costretto a riconoscere che, secondo i sondaggi il 55% degli italiani ha una reazione di rigetto nei confronti dei partiti. Non a caso il 60% degli elettori (secondo un altro sondaggio) è favorevole al rinvio delle prossime elezioni per consentire al governo Monti di proseguire sulla strada delle riforme. I partiti stanno abdicando al ruolo fondamentale di collettori del consenso. Sono nati due secoli fa a questo scopo. Oggi, in Italia, hanno tradito le loro origini e la loro storia.
Il livello di sfiducia è altissimo. Secondo una recente indagine pubblicata da Renato Mannheimer sul Corriere della Sera solo l’8% degli italiani riconosce ancora una funzione ai partiti. A Palermo siamo arrivati all’esercizio della surroga. Prima c’è stato il grido d’allarme lanciato dal Cardinale Paolo Romeo. Poi Confcommercio che ha proposto una rappresentanza diretta. Essendo totale la sfiducia nei confronti della politica l’organizzazione dei dettaglianti (la cui importanza nel tessuto cittadino è di assoluto rilievo) ha chiesto la nomina di un proprio assessore per occuparsi dell’emergenza economica. Ha dichiarato la propria disponibilità a prescindere dalle bandiere del vincitore. Una maniera per dire che, a questo punto, destra o sinistra non c’è molta differenza. Infine Confindustria che ha chiesto al commissario di andare avanti: solo così, forse, sarà possibile dare qualche risposta concreta all’emergenza. D’altronde, come ha ricordato proprio su queste colonne il segretario regionale della Cisl Bernava, la campagna elettorale finora è servita solo ad arricchire le tipografie. E di fronte all'emergenza rifiuti che piaga Palermo nessuno dei candidati ha proposto una soluzione concreta. Dopo l'immoralità di Tangentopoli siamo all’immoralità dei partiti. E da questo abisso si esce solo tornando alla politica alta dei valori della Repubblica. Purtroppo, però, adesso per ora vediamo il declino e non la prospettiva di rinascita.