Alla Gesip temono di ritrovarsi senza più un lavoro dal primo aprile. E sfilano in corteo. All’Amia temono stipendi dimezzati a fine mese. E bloccano i cancelli degli autoparchi. All’Amat temono per il futuro. E fermano i bus. Tutti insieme. Oggi. In quello che si annuncia come il lunedì più nero degli ultimi anni a Palermo.
Tre proteste praticamente preventive, con timori a breve, media e lunga scadenza. Ma con rischi che comunque non si sono ancora concretizzati. Perchè per la Gesip il commissario del Comune ha raschiato dal fondo del barile i soldi per una proroga di una ventina di giorni che consentirebbe di respirare un po’ in attesa della soluzione. Perchè per l’Amia i commissari hanno messo nero su bianco che il dimezzamento degli stipendi sarà scongiurato da un imminente voto del consiglio comunale (chiamato dunque a un atto di grande responsabilità). Perchè per l’Amat si parla addirittura di timori per gli stipendi a partire da luglio o agosto. Eppure oggi i lavoratori delle tre aziende partecipate più grosse della città (oltre seimila dipendenti in tutto) hanno deciso di fermarsi contemporaneamente. Uno schiaffo alla città. Uno di quelli che fanno veramente male.
Ormai da 3-4 giorni la spazzatura si accumula sui marciapiedi, i cortei bloccano le strade e oggi migliaia di palermitani resteranno senza mezzi di trasporto pubblici. Insomma, hanno deciso di coalizzarsi per affondare la città? La politica ha gigantesche responsabilità sull’attuale situazione di crisi finanziaria che grava su servizi così essenziali. Quella politica che in questi giorni torna a strizzare l’occhio agli elettori, promettendo mari e monti. Ma il mix micidiale di oggi colpirà Palermo tutta. Lo sanno registi e attori di quello che si annuncia come un drammatico lunedì di primavera elettorale?