Del primo giorno di primavera, onestamente, non ci possiamo lamentare. Si comportò bene, non ci fu troppo ‘nfrusco e il termometro si tenne all’altezza della situazione. Oggi sarà più o meno come ieri forse con qualche nuvoletta e qualche grado in più.
In mancanza di grandi novità vediamo che succede a chi soffre con l’allergia. Basta che vi taliate attorno e a primavera vi accorgete che siete circondati di gente che stranuta e che si asciuca u nasu. Oppure ca pari ca si fici una bella chiunciuta picchì fu lassato ra zita. O una viceversa.
La primavera è il tempo più brutto per le allergie perché in questo periodo spica ogni tipo di piante e quando una pianta fa il fiore, nel fiore c’è il polline. Ora dovete sapere che il polline e la cosa che fa figliare i fiori. La storia della farfalla la sapete, è giusto? Ma no, no quella di Belen che non ne possiamo più. La farfalla quella vera, con le ali. Allora: gli insetti si posano sul fiore per ammuccarsi il nettare ma il polline ci resta nelle zampe così quando si posano su un altro fiore e come se facissiro l’ammore con quest’altro fiorellino e ci lasciano il polline che serve al fiore per figliare. Ma ci sono pure le piante che non hanno bisogno della farfallina perché pensa a tutte cose il vento che fa volare i pollini nall’aria. E qua arriviamo noi e li respiriamo. Ora succede che quando il polline ci trase nelle nasche al corpo nostro ci pare che è costa forestiera e ci manna i sordati che ci difendono che si chiamano anticorpi. Solo che questi sordati, per fottere i pollini ci attuppano il naso, ci fanno lagrimare gli occhi e certe volte ci attassano le cannarozza con una botta di asma che non possiamo respirare.
E proprio in questi giorni quasi tutte le piante cominciano a fare il polline e comincia questa camorria dell’allergia. Gli scinziati hanno diviso i pollini in tante famiglie. E sono veramente assai. Alcuni sono più potenti altri di meno. Dipende anche dalle zone. Qua da noi in Sicilia, per esempio, quelle che fanno più danno sono le graminacee che sono tante erbe diverse di cui anche, logicamente, la gramigna che è un’erba infestate che piccartà dionescanzi. Le graminacee in Sicilia fioriscono a metà aprile e durano sino all’autunno. Ma a luglio i pollini diventano meno camorrosi e stimpuniano per tutto agosto. A settembre, prima di finire, hanno un’altra impennata.
Curarsi non è facile. Perché per avere camorrie dovete essere allergico a quel preciso polline ma non sapete quale. E può essere pure che non siete allergico proprio. Non vale prendere medicine quando vi viene la botta di allergia perché vi potrebbero fare peggio. Non vi insitate nel naso gli spruzzini che sono come fare un tiro di cocaina (quasi) nel senso che sono medicinali che stringono le vene e vi fanno alzare la pressione. Non parliamo del cortisone che è miracoloso ma pure dannosissimo se non ve lo dice il medico quando sì e quando no. La cosa migliore è quella di fare un esame che serve a scoprire a che cosa siete veramente allergici. E poi per fare che? Certo ci sono i vaccini ma non è così semplice. Ma sapere di chi è la colpa almeno vi aiuta ad evitare di stare in posti dove polline ce n’è di più. Per esempio: a mare o sopra i duemila metri la percentuale di polline è bassa. Ma se ve ne andate alla Cerda a maggio, passate la giornata a stranutare e a dormire: garantito.
In ogni caso l’allergia così come viene così se ne va. Io l’ho avuta da quando avevo 18 anni fino a quando ne ho fatti 48. Poi mi passò. Senza fare niente. Comunque consolatevi: ci sono «pollini» ben più camorrosi di quelli della campagna. E ci sono allergie che non c’è bisogno di farsi l’esame del sangue per scoprire di dove vengono: suocere, capiufficio, direttori di banca, prestitempi, amministratori di condominio. Tutti pollini della famiglia «schi e pass’e ddà».