Avvertiamo la presenza di un nemico in più in questo finale di campionato del Palermo: la paura. La paura di trovarsi invischiati in qualcosa di pericoloso e di imprevisto, la lotta per non retrocedere. Una situazione che il Palermo di Zamparini conobbe solo nel suo primo anno di serie A, seppure molto sfumata e per pochissime giornate, alla fine dell’andata. Poi si riprese e chiuse in Europa. Quello che sorprende è leggere questa paura anche nelle parole di qualche calciatore rosanero, nonostante la situazione sia piuttosto chiara.
Con undici partite da giocare il Palermo ha nove punti di vantaggio nei confronti del terzultimo posto, paradossalmente è più vicino all'Europa che alla B. La paura dei rosa dovrebbe essere condivisa da Chievo, Atalanta, Genoa, Fiorentina, Bologna, Cagliari, Parma e Siena, tutte le squadre che sono messe come o peggio del Palermo, quasi mezza serie A.
Inoltre, ci sono alcune cose che andrebbero sottolineate. La prima è che il Palermo in questa stagione è stato costantemente a nove-dieci punti di distanza dal terzultimo posto. Non è una novità. Si sapeva che un ciclo difficile avrebbe atteso i rosa (Milan, Roma, Udinese e Juventus). A metà di questo ciclo il Palermo ha ancora nove punti di vantaggio sulla zona calda.
Fa paura la partita di domenica a Lecce, perché qualora dovesse andare male i salentini si avvicinerebbero a sei punti. Ma tra Lecce e Palermo resterebbero sempre sei-sette squadre, con decine di incontri diretti ancora da giocare. La quota salvezza resterebbe sempre 40-42 punti, forse anche meno. Al Palermo ne basterebbero 8 in dieci gare, media 0.8, a fronte di una media attuale di 1,25 punti. Insomma, per rischiare il Palermo dovrebbe quasi dimezzare la sua… velocità. Di contro il Lecce, pur vincendo (cosa non scontata) per superare i rosa dovrebbe passare dagli attuali 0,9 punti, a 1,4 punti a partita. Quasi media Europa League.
Ma non è neppure questo il punto, perché la storia del calcio è piena di tracolli e di rimonte clamorose. Basta pensare alla disfatta della Sampdoria, lo scorso anno. Un crollo determinato dalle cessioni di Pazzini e Cassano a gennaio e dunque da un forte senso di sfiducia all'interno e all'esterno della squadra.
Vogliamo arrivare proprio a questo. Che i tifosi possano avere paura è comprensibile, e in fondo poco pericoloso. Per il popolo rosanero dopo il 5-1 alla Lazio di quindici giorni fa (non quindici mesi) il Palermo era quasi da Champions League. Ma che la paura trasudi dalle parole dei calciatori è più che pericoloso, è dirompente. L’umiltà è un dovere ma il vero rischio è che il Palermo venga travolto da una crisi di fiducia nei propri mezzi. Cominciare a tremare avendo otto squadre e nove punti tra se stessi e il terzultimo posto è un segnale di debolezza che può portare al disastro.