Certo, ce la siamo visti pietre pietre. Gia stasera si allargò un poco e magari butta qualche altra catata d’acqua ma cosa di poco. La nottata dovrebbe essere con le stelle nel cielo e la matinata dovremmo vedere solo qualche nuvola ca perse l’autobus o l’aereo, visto che volano.
I scinziati dicono che a queste cose ci dobbiamo abituare. Non tanto ca cade acqua e tira vento. Insomma, amici miei, è immerno e poroprio il calendario non lo possiamo truccare e nemmeno tutto il viaggio che fa la Terra attorno al Sole. Immerno freddo, piovoso ma, a sentire la statistica (sì sì, ho capito, quella del mezzo pollo l’uno) non ci sono poi tutte queste novità. E’ che noi palermitani siamo fatti così. La bravura che abbiamo a scordarci le cose tinte è esagerata. Ma un momento: dipende. Se cioè la cosa tinta magari ci può portare qualche cosa, allora non ce la scordiamo più per tutta la vita. Se per esempio all’epoca che eravate giovani e capuzzelli vi capito che a Palermo venne qualche ministro importante e tanto per fare un poco di brodo si fermò in menzo la strada e vi ammuntuo: «Pino, tu che sei un uomo del popolo, non ti pare che questo governo si occupa dei problemi della gente?». Certo ai tempi non era come ora che assicuterebbero a colpi di cachì a chi si sente il meglio. Ma allora c’era magari chi rispondeva. «Certo ccillenza, ma se magari ci parla lei col prifetto per un contributo.. u sapi? Mia moglie è malata, mio cognato è ‘ngalera e a sua moglie la campo io, i picciriddi sono tutti in menzo a una strada…» e così via. Ma voi rispondeste: «Ma va sucati un prunu ca accussì addigirisci».
Ecco, una bella sbrasata ma non ve la scordate più e ogni volta che la discussione finisce nelle camorrie della politica voi vi fate avanti e dite: «Io me li sbatto a tutti e non mi scanto di nessuno. Perché una volta che venne un ministro…», e la contate per la duecentesima volta. Ma se l’anno scorso a febbraio c’è stata qualche simanata di malotempo fermo, ecco che ve lo scordate completamente e ogni volta dite: «Sappiddu dove dobbiamo andare a finire, dici ca c’è l’effetto serra. E nuavutri che siamo pomodorini? Mulinciane? Cucuzze di friere?». E invece – dicono sempre i scinziati – pare che non è accussi, che il tempo non è tanto diverso da come è stato sempre. Forse, signora mia, il fattore è che non ci sono più le menze staggioni. Oh, senza mentere a scaccaniare che lo dicevo per sgherzo. Ma però, signori miei, che a parte del Messinese ci deve essere un’altra frana che si portò un treno sano sano, è troppo assurdo. Completamente. Ma come? Ogni hanno l’acqua si porta menze montagne a mare e attummuliaru paesi sani e ancora andiamo dicendo che u malutempo è «straordinario?» E se ce lo dimentichiamo noi, pacienza. Ma che se lo dimenticarono pure quelli che dovrebbero aggiustare le montagne per non fare succedere altre frane, questa è una cosa troppo tinta. Quindi, cari amici, vedete di lamentarvi per le cose giuste e non per le cose inutili.
Domani, giovedì, tempo a lassa e pigghia, ve lo avevo detto. E confermo. Con la matinata qualche nuvola ma non dovrebbe piovere e così nel pomeriggio. Vento già stasera non ce n’è più o quasi e domani calerà di più. La sera dovrebbe essere quasi sereno almeno dalle parti di Palermo perché nel Trapanese c’è ancora un poco di nuvolo e pure nel Siracusano e nel Ragusano. Un poco di acqua, ma poca, pure a parte di Messina. Ma da venerdì mattina, tranne sorprese che vi dirò domani, dovrebbe essere tutta una tirata di bel tempo sino a domenica. E dice che sabato ci saranno 18 gradi quindi ci sarà qualche spiritoso che se ne va a Mondello ca tuvagghia, si stinnicchia ca pare una fesa di tacchino e si mente gli occhiali di sole perché piccaritati, stu suli ca m’inchiattia nna facci, non può essere… Matri che cardo…». E inutile, l’ultima cosa a finire in questo mondo sarà lo spirito di patate.