Stamattina alle sette a Palermo erano previsti quattro gradi. Secondo alcuni addirittura 3 e mezzo. Cominciamoci da qui. In queste situazioni il pobblema è fare arraggionare il palermitano che è come una machina sotto l’agghiaccio che si congela l’olio e manco parte. Quindi, con un freddo così, noi manco lo sentiamo perché non sentiamo niente.
Il discorso dei palermitani e della temperatura non è tanto semplice. Col freddo dei pinguini ci viene di starci dentro, abbracciare il termosifone, farci portare la pasta sopra una guantiera e non catamiarsi sino a quando non affacciano nella telemusione e dicono: putiti nesciri ca u friddu finì. A casa ci vogliono le tappine di pail, la pigiama di flanella con la maglia di lana sotto, la giacca da camera con la cintura a cordoncino. Naturalmente nessuno si deve permettere di avere a che dire o, guai, afarci fare qualche cosa. E per decidere chi deve scendere il cane si tira la riffa con tanto di intervento del notaio che abita nello stesso pianerottolo.
D’estate, quando il palermitano è restato in pantaloncini, al massimo pinocchetti, pescura viola con fantasmino bianco, canotta attipo Leganord e cappellino uso baseball con la visiera messa dietro per fare arrifriscare il cozzo, quando il caldo è asfissiante o c’è scirocco, i palermitano ne vuole la menza scusa per assittarisi e dichiararsi sconfitto dalla sportuna. Ma si può lavorare mai con lo Scirocco? No, è vero?
Quindi oggi giornata in cui molti faranno questa pensata: che quando c’è questa gran sorte di attummuliata del tempo è meglio fare lo stretto stretto. Di mattina ci saranno nuvole e schiarite che vuol dire che uno non sa mai come si deve comportare perché un conto è che è variabile il tempo, un altro conto è che siamo variabili noialtri che poi finisce ca facciamo le sbrasate e poi ce ne pentiamo.
Meno dubbi avremo di pomeriggio perché le piogge saranno un poco più continue ma di sera allenteranno una para di ore per poi riprendere più forti di notte quando ci saranno pure rovesci. Così si dice quando la pioggia dura poco ma è assai. Come quando uno, come dicono quelli col coccio di lettura, conferisce la cena al lavandino perché ha gomito e rovescio e si ammucca la bio chi trasi visto che il decarbonato non ci ha fatto niente.
Con questo freddo neve non ne squaglia. Ieri sera verso le cinque e qualche cosa portavi a Nika a fare qualche bella pipì al foro italico e ho visto due cose troppo bellissime. La prima è che c’era l’aria pulita ca pareva un lenzuolo stricato con l’azolo. Si vedeva tutto il panorama sino a dietro capo Zafferano. La ci sono le Madonie piene di neve e il sole che se ne stava calando le illuminava ca perevano nuvole bianche posate sopra la terra. Troppo bello, i dovete credere. E quelle rimangono ancora assai. La seconda cosa che ho visto era una panda posteggiata nello spiazzo che c’è dalla parte dell’istallazione, quella specie di astronave ca sapiddu quanti picciuli iccaru. Comunque. Stava sbrizziando e nella machina c’erano quattro pirsone, uno grande e tre picciutteddi. A un certo punto scampò e scinneru i tri picciutteddi cu palluni. Si misiru a tirari cavuci ca era un priu a talialli. A un certo punto chiamaru: «Papà, scinni ca scampò». E iddu scinniu: cinquantinu, panzuneddu, cammisa e gilè mpermiabilo, scarpi ri tenis. Era un poco aggrancato ma caminò verso il prato ca io sono sicuro che a du momento iddu avissi vulutu essere a natra banna. Ma i picciriddi hanno a ghiucari. E si misi a tirari cavuci puru iddu. Accuminciò a chiuviri arreri e si misiru a ririri. Io m’avvicinavi cu Nika ca avi 15 anni ma quannu viri palluni addiventa coma una picciridda. Nni misimu a ghiucari tutti mentre u cielo era una specie di campo di fuball nuvole nere contro nuvole bianche. Ringraziavi u Signuri ca nascivi cca.
Due parole per il resto. A tutte parti ci sarà un colpo aperto, un colpo chiuso. A Cartanisseta e Enna un friddu di morire e a Enna cade la neve. Ma forse nelle siritine cade pure a parte di Rausa. Ma questo magari ve lo confermo con la mattinata.