Mentre oggi incassiamo qualche orata di tempo senza acqua, vi voglio parlare un poco della Luna. Perché tanto se no finisce che vi debbo dire cose tinte e mi piange il cuore. Invece vi voglio parlare della Luna perché ogni tanto ci vuole qualcuno che ci prende le difese. Per esempio quando i scienziati del tempo parlano tra di loro e devono dire che la luna non è ancora a palla ma è che cresce o se ne cala, dicono che è «gibbosa crescente» o «gibbosa calante», come per ora. Ma vi pare bello? Ma come? Il più antico fanale per gli innamorati, quello che ha fatto sempre la luce giusta, quella che da vicino ci vediamo e sappiamo dove mettere le mani ma da lontano ci nasconde. Quella che costruisce le strade a mare che sembrano nastri di matrimonio. Insomma tutta questa poesia, che non è cosa mia, alla fine diventa che la Luna è «gibbosa» come uno immurutu? Magari, però vuol dire che porta fortuna. Allora sotto lo specchietto della machina invece di appizzarci l’immuruteddu col cappello a cilindro, ci mettiamo una bella falce di luna senza martello che qua la politica non c’entra niente. Detto ciò sappiate che ieri sera è acchianata verso le sei e mezzo di pomeriggio e se n’è calata alle sette di mattina. E ci ha guardato per tutta la nottata.
Ma veniamo al tempo di oggi. Ieri avete visto che schifo? La notte è passata così ma il vento già ieri sera era meno dannoso. Ma con la mattinata ci fa un regalo e si allarga. Contrariamente alle previsioni degli scinziati, oggi abbiamo una mattinata senza acqua e ci voleva. Allora io mi sono detto: questa cosa che piove a dirotto e pure e dirnove (miii battute…) porta un poco di questioni nelle famiglie. Mariaaaa, me la stirasti la camicia colle righine brù? E come te la stiravo Pino che non la potti stennere. Ecco, vedete? Pare niente ma l’acqua provoca problemi pure dove non cade, cioè nelle case. Ieri sono stato impegnato in una questione bellissima: come si stennono le robe quando c’è questo tempo? Come al solito le femmine sono bravissime a dire come «non si fa». Piccarità, mai mettere le mutande e le calze sopra i termosifoni perché si prendono di feto. Stenderle fuori e coprirle con la ceratina? No, quannu mai: diventano tese tese. E allora? Niente, magari ci vuole lo stendino poppafredetti che è magico per la riuscita, ma terragno per il costo che proprio per ora non può essere allora ci accontentiamo dello stendino del cinese a Ballarò che con 5 leuri te ne esci.
Vi pare babbio ma nelle case stanno già finendo le scorte di mutande di camice e di tute per i picciriddi che non è conto che possono andare a fare la ginnastica a scuola con le tute che ci fetono, è giusto?
E poi se non si stende finisce pure che non si hanno più notizie del palazzo. Vuoi mettere? Signora Maria ma che fa sta stendendo? Io non potte essere ma domani senza rimedio. Piuttosto, l’ha sentito che ci capitò al ragioniere Tutino, quello del terzo piano?... Social Stennwork.
Per fortuna in molte zone della Sicilia domani con la matinata ci dovrebbe essere un poco di allargamento. E oggi a Palermo i palazzi affacceranno come una nave col gran pavese tutti pieni di lenzuola, tutine, piumoncini, fodere di divani. E ci sarà pure chi ci aggiunge qualche bandiera di squadra di calcio.. Fanno bene a spicciarsi perché domani sarà un continui virriri e sviriri ma non c’è nessuna sicurezza che dura. E già oggi pomeriggio potrebbe tornare a piovere.
La neve per ora non si dovrebbe muovere. Monte Cuccio è bellu chino, a Enna passiano le renne con le sgritte a San Martino cucinano bollito bollente e quello della quarume di Porta di Termini si sta facendo i palazzi perché brodo e pietanza di questi tempi, con questi tempi, per questi tempi, è la morte sua.
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