Caro Direttore, ho 54 anni e sono una dirigente bancaria che lavora dal 1982. Mio marito ha 56 anni e fa il magistrato dal 1981. Siamo proprietari di due appartamenti, compreso quello in cui abitiamo con i nostri due figli. Mi sento veramente fortunata a non avere mai avuto problemi di bilancio familiare e di avere potuto sin qui condurre una vita agiata e serena da ogni punto di vista. Purtroppo sono circondata da tante persone a me vicine che, invece, non si trovano nella mia stessa situazione privilegiata. Sono convinta che la prossima manovra colpirà prevalentemente cittadini che, come me, sono lavoratori dipendenti con redditi medio elevati e proprietari di almeno due immobili. In considerazione della gravissima emergenza in cui versa il nostro Paese (e non solo), disponibilità massima ad essere fra i principali destinatari delle misure di rigore che il Governo Monti si accinge a varare a condizione, tuttavia, che l’equità – di cui in questi giorni si sente tanto parlare – non resti soltanto una mera enunciazione. Confido, quindi, che la manovra colpisca anche talune caste di cittadini, prima fra tutte quella dei parlamentari, con i loro inaccettabili privilegi e che siano già allo studio iniziative concrete, idonee a contrastare in modo efficace l’odioso e diffuso fenomeno dell’evasione fiscale. Per me equità vuol dire giustizia e, quindi, anche assicurare una equilibrata redistribuzione della ricchezza. Mi riempie di speranza leggere dell’orientamento manifestato dal Ministro Fornero in materia di politica sociale e del lavoro, con particolare riguardo al reddito minimo garantito (peraltro già previsto da tutte le altre legislazioni europee ad eccezione della sola Grecia), ed apprendere che sarebbero allo studio interventi mirati a sostegno di giovani e donne. Se tutto questo si verificherà, da cittadina italiana non sarò soltanto disponibile ma anche felice per avere dato un piccolo contributo sacrificando una parte del mio benessere a vantaggio di chi sta peggio di me.
Rita Alù
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