La questione morale ricomincia a mordere a destra, al centro, a sinistra anche se negli ultimi tempi se n’è parlato poco, dato che la crisi ha monopolizzato l’attenzione e il dibattito politico. Pure la questione esiste e sono le inchieste aperte in ogni angolo d’Italia a dimostrarlo. Qualche settimana fa era alla ribalta il caso Penati, adesso tocca all’Enav il discutibile privilegio di balzare sulle prime pagine dei giornali. I meccanismi degli imbrogli presunti erano quelli da sempre conosciuti: appalti pilotati, indebiti privilegi concessi e, nell’ultimo caso, sovrafatturazioni che consentivano le riserve necessarie per tangenti e donativi. Saranno le inchieste a provare – siamo sempre garantisti – la fondatezza delle ipotesi accusatorie delle procure. Intanto va notato che oltre a questi casi clamorosi in tutto il Paese si articolano meccanismi perversi per consentire a gruppi di politici (a livello di regioni, province e comuni) di ripetere il gioco degli appalti per stornare parte delle risorse pubbliche. Il caso Penati è arrivato a lambire la segreteria di Bersani, lo scandalo Enav tira in ballo l’onorevole Casini e l’ex ministro Matteoli che indignati respingono ogni addebito. Ma, dicevamo, la questione morale è sempre viva e proprio in tempi di crisi se ne avverte la particolare gravità. E tuttavia il danno di questo fenomeno è devastante e non bastano a contenerlo le invocazioni e gli anatemi, occorrerebbero sistemi più snelli ed efficaci per contenere gli assalti alla diligenza della spesa pubblica e i controlli su tutti i meccanismi di erogazione. Bisognerebbe disinnescare prima le protezioni della politica e le deficienze e i punti neri della pubblica amministrazione. Diversi governi si sono posti questo obiettivo, che però appare ancora irraggiungibile. La corruzione diffusa resta uno degli elementi più gravi di disaffezione critica per il sistema, una delle cause più devastanti di disistima per il ceto politico e di separazione fra corpo elettorale ed eletti. Dietro ogni assessore e dietro ogni parlamentare cittadini incattiviti vedono l’ombra di finanziatori illeciti dei partiti e di sperperatori dei fondi pubblici. E una simile sfiducia non si sana con le perorazioni e la retorica. Evidentemente il codice penale non basta ad impaurire i peggiori e a ridurre il fenomeno della corruzione. Forse occorrerebbe una sorta di patto fra le forze politiche per rifuggire da talune forme di recupero fondi, e una selezione migliore del personale in centro e in periferia. Molti sospettano che Tangentopoli non sia mai finita e che sia pronta a tornare e ad inquinare. Questo cancro non può e non deve portare la Repubblica in agonia. Non abbiamo vinto la lotta contro il terrorismo per lasciarci abbattere dai tangentisti e dai loro portaborse.
Politica, c'è ancora la questione morale
Se n’è parlato poco dato che la crisi ha monopolizzato l’attenzione e il dibattito politico ma la questione esiste e sono le inchieste aperte in ogni angolo d’Italia a dimostrarlo
Caricamento commenti
Commenta la notizia