Economista, bocconiano, europeista. Sono gli aggettivi che più ricorrono per descrivere Mario Monti, nominato mercoledì scorso senatore a vita, presidente in pectore del Consiglio dei ministri. Sessantotto anni, nato a Varese, Monti non è stato solo commissario europeo per dieci anni. Inizia la carriera dopo la laurea in Economia presso l'università Bocconi di Milano. Prosegue gli studi a Yale, dove fa un incontro davvero significativo: quello con il futuro premio Nobel James Tobin, il padre della tassa sulle transazioni finanziarie (non a caso Tobin tax), allora suo compagno di studi. Nel 1969 Monti è ordinario all'Università degli Studi di Trento. L'anno dopo si sposta a Torino dove rimarrà fino al 1985, quando diventa professore di Economia Politica alla Bocconi.
L'Università milanese lo vorrà rettore nell'89. Dal 1994, presidente prendendo il posto di Giovanni Spadolini. Comincia proprio in quell'anno la carriera politica. Berlusconi lo indica come commissario europeo in rappresentanza dell'Italia. Avrà la delega al Mercato interno. A conferma della sua assoluta trasversalità è il governo D'Alema a confermarlo nel 1999, questa volta gli viene assegnata la delega alla Concorrenza.
È in qualità di commissario alla Concorrenza che il professore milanese diventa conosciuto e stimato in tutti i paesi Ue. Fermo, quasi ostinato nel sostenere e difendere il mercato libero, durante il suo mandato, Monti intraprende un'epica battaglia contro la Microsoft di Bill Gates per abuso di posizione dominante. La battaglia si conclude con una maximulta da 497 milioni di euro per il gigante Usa, condannato a consegnare agli altri produttori di software i codici sorgente di Windows per renderli compatibili con i suoi.
In economia Monti sostiene il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. Lo ha fatto durante la sua carriera a Bruxelles, continua a farlo come economista e come editorialista di punta del Corriere della Sera. Dalle colonne del giornale milanese, nelle ultime settimane ha anche rivolto severe critiche a Silvio Berlusconi per la sua condotta politica e la sua gestione della crisi. Ufficialmente il neo-senatore non è legato a nessun partito politico, ma è molto amico di Romano Prodi, e non sembra avere oggi rapporti idilliaci con la maggioranza del centro-destra.
Certamente Monti è stimato all'estero e gradito alla grande industria (è stato consigliere d'amministrazione della Fiat) e dalle grandi banche (ha fatto a lungo parte del consiglio Comit). Caratteristica, questa, che gli ha fatto guadagnare l'appellativo della Lega «uomo dei poteri forti» (ma il copyright è di Marco Pannella). A proposito di poteri forti, nel suo curriculum c'è il fatto di essere stato il primo presidente del «Bruegel», un think thank nato a Bruxelles nel 2005 e composto e finanziato da 16 Stati membri dell'Ue e 28 multinazionali.
Intorno a Monti in Bocconi si raccolgono nomi noti del mondo dell'economia, da Guido Tabellini, attuale rettore dell'ateneo milanese, a Roberto Alesina, tra i promotori del sito lavoce.info. aggregato attorno a molti economisti di centro-sinistra. Non a caso animatore è Tito Boeri, presidente della Fondazione Rodolfo De Benedetti (papà dell'ingegner Carlo) e fratello di Stefano, assessore di punta della giunta Pisapia a Milano.
Ma quando nel 1999 Marco Pannella accusò Monti colpevole di aver vinto il «ballottaggio» con Emma Bonino per diventare commissario Ue alla Concorrenza, rispose: «Di poteri forti non ne conosco. Tranne uno, l'Europa».
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