Alla luce delle dinamiche attuate dal Governo, e dal Parlamento, sarebbe facile fare un discorso populista, dire che tutto va male ed essere indignati per la difficoltà che maggioranza e opposizione hanno nel trovare un accordo anche nelle decisioni più elementari. Da persona intellettualmente onesta mi sento di dire che la crisi di questi anni non è certo figlia del governo Italiano. Ogni nazione e ceto sociale, ha conosciuto la crisi economica che ormai attanaglia il mondo.
Ma in questi giorni, il fenomeno sembra acutizzarsi tra le mura di casa nostra i mass-media (giornali, televisione, radio) ormai giornalmente affrontano il problema, propinano soluzioni e scrutano con il fiato sospeso le misure che il governo ha intenzione di mettere in atto. Proprio in queste ore si cerca un accordo tra le pensioni. Io non sono ne un politico ne un economista ma ciò che mi lascia perplesso è questo scollamento tra le istituzioni e i reali bisogni del popolo, in particolare dei giovani.
Fino a qualche decennio fa i giovani ventenni portano con se la voglia di scommettere sul proprio futuro, la voglia, di migliorarsi, di innovare il proprio Paese e dentro i propri cuori nutrivano la speranza di stabilità che non è sempre sinonimo di posto fisso, ma certamente sinonimo di un’aspirazione, quella di non pesare sui redditi delle famiglie, fino a tarda età, disponibilità al credito da parte delle banche per l’acquisto di una casa che consenta di progettare un futuro, e una famiglia propria.
Oggi invece ci troviamo difronte a ventenni o trentenni che non hanno nulla di tutto ciò che sono costretti a rincorrere un lavoro spesso in condizioni di estrema precarietà e con retribuzioni da terzo mondo. Perchè ricordiamoci che la legge sulla flessibilità è stata trasformata con i fatti in legge della precarietà che non dà nessuna garanzia. Io non sono né un politico né un economista, ma mi chiedo è cosi difficile fare un investimento sulle politiche giovanili? Sulle imprese? Non basterebbe detassare il lavoro per incrementare i consumi? In tal modo lo stato recupererebbe ciò che concede alle famiglie dal maggior gettito iva ottenuto dai consumi e almeno tendenzialmente creerebbe occupazione. Restando in attesa di un segnale forte da parte del governo spero che i giovani non debbano vivere ancora per molto in questo limbo di nichilismo.
Vincenzo Li Vigni, Palermo
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