Rivolgo la mia riflessione ad un tema di cui non si parla mai abbastanza, per non dire che se ne parla poco e male, la nostra Autonomia statutaria. Anche sul vostro giornale, debbo confessare, mi sembra di percepire frequentemente una certa predisposizione alla critica verso l’Autonomia, vista come fonte di sprechi, di spesa pubblica gonfiata, di privilegi, di inefficienze. Insomma, l’Autonomia come disvalore, non come valore. Forse è il caso di cominciare a dire che il modello attuato in questi 65 anni in Sicilia non è mai stato l’autentico modello statutario voluto dai padri dell’Autonomia, ma ben altra cosa, per certi versi l’opposto di ciò che era stato previsto. Non è lo Statuto che non funziona, ma il modo in cui è stato governato, ad opera delle forze politiche centraliste. Se e quando finalmente noi siciliani avremo il privilegio di vederle attuate, le prerogative autonomistiche faranno del governo della Regione un modello virtuoso, capace di prevedere la massima responsabilizzazione della classe dirigente, all’opposto delle politiche assistenzialistiche. Se emergesse anche nel sistema dei media siciliani una sana cultura autonomista, sarebbe un contributo culturale importante, che aiuterebbe i lettori ad acquisire una fierezza per le nostre peculiarità che oggi manca.
Fabrizio Cuffari
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