È stata pubblicata la lettera segreta (che tanto segreta in verità non è mai stata). L’avevano scritta ad inizio d’agosto Jean Claude Trichet, governatore in carica della Bce e il suo successore, Mario Draghi. A diffonderla è stato il Corriere della Sera che per primo ne aveva svelato l’esistenza. C'è chi l'ha definita un programma di governo, chi un diktat e chi ne ha messo perfino in dubbio l'esistenza. Di sicuro il messaggio spedito il 5 agosto al governo italiano ha infiammato il dibattito politico dell'estate, e poi condotto ad una manovra di finanza pubblica di entità mai vista nella storia della Repubblica.
Il messaggio è durissimo. È necessaria una scossa per rimettere a posto i conti dell’Italia: pareggio di bilancio anticipato dal 2014 al 2013 e deficit pubblico all’1% già a partire dall’anno prossimo. Per raggiungere questi obiettivi Trichet e Draghi dettano un’agenda molto severa. Intanto rendere più austeri i criteri per ottenere le pensioni di anzianità e allungare l'età pensionabile delle donne nel settore privato in modo da avere risparmi di bilancio «già nel 2012». Poi l'opportunità di ridurre «significativamente» il costo degli impiegati pubblici, bloccando ermeticamente le assunzioni e, «se necessario, riducendo gli stipendi».
Per accelerare la crescita, Trichet e Draghi richiamano l'esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti applicando l'intesa del 28 giugno tra la Confindustria e i sindacati, «che si muove in questa direzione». Ma evidentemente non basta.
Sempre per la crescita serve la «piena liberalizzazione» degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali, prevedendone la «privatizzazione su larga scala». Ed un «serio impegno» per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi intermedi, «come le Province» puntualizzano Draghi e Trichet. Interventi «essenziali», scrivono i due governatori, per rafforzare l'affidabilità, il valore ed il merito di credito dei titoli di Stato italiani.
Dopo quella lettera è iniziata l’estate più calda dal ’29 in avanti. Per l’Italia è arrivata la bocciatura di Standard & Poor’s mentre il differenziale di tassi d’interesse fra bund e Btp è rimasto elevato. Perché? Perché il governo non ha attuato alla lettera tutte le prescrizioni arrivate da Bruxelles. Perchè ha accantonato gli interventi sulle pensioni d'anzianità scegliendo un percorso più agevole per il pareggio nel 2013. Perché ha lasciato che fossero Confindustria e sindacati a decidere sull'articolo 18. Insomma la ricetta proposta dalla Bce era giusta. L’Italia, però, non l’ha seguita. Finora.