di NINO SUNSERI
Il trionfo dell'antipolitica che si esprime in un moto collettivo di repulsione verso la classe politica. Il sondaggio avviato dal Giornale di Sicilia sul sito internet (www.gds.it) mostra un allarmante risentimento dei cittadini nei confronti dei protagonisti della politica. Tante pagine di commenti molto diversi fra loro: per impostazione, ceto sociale, inclinazione politica. Un solo filo conduttore: le accuse alla Casta che, nel momento dell'emergenza rifiuta qualunque sacrificio. Anche il più banale come l'abolizione dell'auto blu o il menù super-scontato alle buvette del Senato o della Camera dei Deputati.
Certo nessuno è così ingenuo da pensare che le invettive affidate a internet siano espressione di una volontà popolare maggioritaria. Tanto meno in Sicilia dove la diffusione del pc è scarsa e l'uso del web patrimonio di una piccola (seppure qualificata) componente dell'opinione pubblica. Sappiamo bene che l'unico luogo della sovranità è rappresentato dalle urne. Solo il rito elettorale esprime l'indirizzo politico. Questa considerazione, però, non può portare alla sottovalutazione delle opinioni affidate al web. Un errore che, invece, in queste ore, sembra non conoscere rimedio. Così si moltiplicano le voci dei presidenti delle Province che si stanno organizzando per la sopravvivenza degli enti. Oppure, come si legge in queste ore, di deputati nazionali che chiedono la tutela della doppia retribuzione: lo stipendio di parlamentare e la pensione maturata per gli anni (in genere non moltissimi) trascorsi sui banchi dell'Assemblea Regionale Siciliana. Certamente si tratta di rivendicazioni di diritti esistenti. Vista la situazione appaiono semplici atti di arroganza.
Perché il tema ricorrente del sondaggio è proprio la riduzione del numero dei deputati e dei senatori e il taglio delle retribuzioni. Giuseppe di Alcamo propone, generosamente, di arrivare a 8.000 euro (compresi i rimborsi e tutte le forme di indennità). Ma c'è anche chi si vuol fermare a 3.500 estendendo il tetto a tutti gli amministratori degli enti locali (e anche delle aziende pubbliche). Antonio da Palermo chiede che la rappresentanza complessiva venga ridotta a cento persone.
Addirittura Toto Di Giacomo ha un'offerta ultimativa. A suo parere le cariche elettive devono essere svolte a titolo gratuito «perché la politica è una passione». Richiesta forse incauta perché servirebbe unicamente a moltiplicare la corruzione. Ma certo non nuova: anche Atene, prima espressione della democrazia occidentale, non pagava la politica. Vittoriano Mangano, meno intransigente, sostiene che le indennità andrebbero tagliate del 50% per tre anni.
Inutile ovviamente entrare nel merito delle opinioni. La caratteristica del web, nel bene o nel male, è quella di essere uno strumento di comunicazione di massa privo di mediazioni. Un po' come la famosa tribuna nel parco di Londra dove ogni cittadino britannico può parlare. Solo che internet ha una potenza di diffusione milioni di volte più ampia.
La funzione dei messaggi affidati alla rete è puramente indicativa. Ma il disagio che esprimono è reale. Come Francesco Guadagna che lamenta la diffusione del lavoro nero a Palermo «dove il 90% degli esercizi commerciali impiega personale in nero». Ed ecco allora il secondo missile da mettere sulla rampa. La lotta all'evasione fiscale. Qualcuno propone soluzioni radicali. Come Elvira Lo Forte che pensa all'istituzione di una tassa straordinaria "una tantum" da applicare a dentisti, avvocati, notai. Salvo restituzione «dopo i successivi accertamenti». Lungo l'elenco di quanti chiedono indagini, spesso degne di uno stato di polizia, su patrimoni, barche e auto di grossa cilindrata. L'evasore fiscale visto come l'untore che, con la sua indegna presenza, ammorba tutto il sistema economico e politico nazionale. Feroce il confronto sul pubblico impiego.
Difensori (che lamentano l'eccessivo carico di sacrifici) e indignati che accusano gli statali di fannullonismo. Un clima litigioso dove si distinguono due commenti di segno diverso: Francesco che, evangelicamente, propone un giubileo finanziario «con i creditori che rinunciano al rimborso» e Paolo Granatelli che, in solitudine, difende la manovra: «Andava fatta, siamo alla frutta».
Ma è un caso assolutamente isolato. Il sentimento prevalente nel sondaggio è l'ostilità verso la Casta. Fino alla soluzione senza vie di scampo avanzata da Daniele da Palermo. Pensa che la strada sia «l'esternalizzazione del governo italiano».
Paradosso? Neanche tanto dopo l'ultimatum della Bce e l'intervento dell'accoppiata Merkel-Sarkozy.
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