di NINO SUNSERI
Si fa presto a dire crescita. Il ministro Tremonti ha promesso per la prossima settimana il via libera ad una serie di misure in grado di mettere il turbo all’economia. Berlusconi, da parte sua, ricorda che le due manovre estive nascondono diversi interventi destinati a rimettere in moto la macchina produttiva. Quelli più efficaci sembrano essere due: la libertà di licenziamento (ma solo in accordo con i sindacati) e gli sgravi fiscali per le imprese giovanili (sotto i 35 anni) che diventeranno operativi dal 2012. Per il resto molte promesse a cominciare dalla liberalizzazione degli orari dei negozi. L’opposizione di Confcommercio ha ridotto questa possibilità alle sole città d’arte e alle località turistiche (che già ne erano titolari).
In realtà l’intervento più efficace per stimolare la crescita è il taglio delle tasse. Più o meno alla chetichella è iniziato in Parlamento l’esame del disegno di legge sulla delega fiscale. Prevede di ridurre a tre le aliquote (20, 30, 40%) e di abolire l’Irap sostituita da una nuova imposta con il nome augurale di Aiuto alla crescita economica (Ace). In sostanza rendere deducibile il rendimento del capitale di rischio. Un grande incentivo per la quotazione in Borsa. Basterebbe questo intervento per dare all’Italia lo sprint che serve. Secondo Berlusconi una crescita aggiuntiva fra il 3 e il 4%. Vuol dire, in termini monetari, 70-80 miliardi in più di ricchezza prodotta ogni anno. Di colpo scomparirebbe la necessità di nuove manovre coorrettive e il giudizio dei mercati sull’Italia verrebbe ribaltato. Forse sarebbe la Germania a dovere accusare un differenziale negativo nei confronti dei Btp. Non il contrario come è oggi.
Purtroppo il centrodestra non è stato capace finora di questa riforma a causa dei vincoli di bilancio. Difficile che il miracolo si possa avverare nei pochi mesi che mancano alla fine della legislatura. Tuttavia non c’è solo questo nel carniere del governo. Tremonti dice di avere in serbo una raffica di giochi d’artificio capace di dare finalmente il colpo di frusta all’economia italiana. Il ministro parla di una cornice di 40 interventi. Vanno dalle infrastrutture all’edilizia, dal credito d’imposta per il Sud (dove però manca il via libera di Bruxelles) alle liberalizzazioni e semplificazioni. Il ministro sostiene di essere in grado di attivare in tre mesi tutti i fattori di crescita. Difficile crederlo visti i problemi della maggioranza. Senza contare il voto di martedì sull’arresto di Milanese che potrebbe azzoppare il titolare dell’Economia.
Tuttavia il fattore tempo è determinante per dare efficacia a questi interventi. Il punto centrale è rappresentato dai lavori pubblici. Sul tavolo ci sono due miliardi che vanno spesi subito. Tremonti punta ad agevolare il Proyect Financing. La leva è quella di un incentivo fiscale da attribuire ai capitali privati che partecipano alla realizzazione delle grandi opere. Sul tavolo l’Alta Velocita Torino-Lione e Salerno-Reggio Calabria, la ferrovia Napoli-Bari e gli altri grandi collegamenti come il completamento della Salerno-Reggio (ma stavolta autostrada). Assai meno costosi ma non per questo meno efficaci gli interventi in tema di semplificazione e liberalizzazione. A cominciare, per esempio, dallo sportello unico per l’impresa che dovrebbe consentire l’apertura più rapida di nuove attività. Oppure la caduta dei vincoli per i distributori di carburante. Sullo sfondo l’abolizione degli Ordini professionali e nuovi incentivi alla concorrenza. Tutti argomenti di cui si era parlato all’inizio dell’estate in coincidenza con la prima manovra. Di concreto, però, si è visto molto poco.
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