Le banche centrali del G7 (con l'aggiunta della Svizzera) hanno costruito un immenso paracadute per i mercati mondiali. Di colpo la caduta dei listini si è arrestata. Mai si era visto uno schieramento così potente e aggressivo. La Federal Reserve, la Bce, la Banca d'Inghilterra, la Banca del Giappone, insieme alla Banca centrale svizzera si sono presentate sul mercato con le fanfare rombanti e le bandiere al vento. Hanno comunicato a tutto il mondo che la ricreazione era finita. Erano pronte a comprare titoli e a finanziare il sistema a tassi d'interesse infimi e con risorse illimitate. Pronte a puntare, sempre e comunque, una fiche in più rispetto a qualunque altra scommessa. Un muro invalicabile contro cui rischiava di rompersi la testa la speculazione al ribasso che da agosto aggredisce i listini. La reazione è stata degna di un film di Frank Capra quando, nel momento in cui tutto sembra perduto e gli indiani stanno per avere ragione della diligenza, si sente la tromba del Settimo Cavalleggeri. Risultato identico. Il ribasso in fuga e rialzi delle quotazioni a ritmo esplosivo. Fine della trasmissione. Con buona pace di quanti, nei giorni scorsi, attribuivano la caduta della Borsa di Milano alla perdita di credibilità del nostro governo. Peccato di imbecillità, più ancora che presunzione. L'Italia è ben lontana dall'essere l'ombelico del mondo. È solo un pezzo nel mercato globale. Sicuramente non lo determina. Se fossero state fondate le analisi catastrofiste dei giorni scorsi, oggi i tifosi del Cavaliere potrebbero affermare esattamente il contrario: Piazza Affari ha celebrato con un grande rialzo l'approvazione della manovra di risanamento del bilancio pubblico. Ovviamente non è vero. Ma non erano vere nemmeno le accuse del passato. C'è ora da capire che cosa è successo e quali sono le prospettive. L'analisi è semplice come concetto. Un po' più complicata nella realtà. Le banche centrali si sono comportate secondo le regole del manuale: hanno inondato il mercato di liquidità e hanno affermato che lo faranno ancora. Senza limiti di quantità e di tempo. Un classico. La novità consiste nel fatto che non si era mai visto uno schieramento così grande e compatto dei banchieri centrali del G7. Non c'era altro da fare. Le dimensioni del mercato ormai sono tali da imporre risposte altrettanto globali. Facile immaginare che assisteremo ad una nuova caduta dei tassi d'interesse. I prestiti in banca costeranno meno, le rate dei mutui caleranno, tutto il sistema economico e finanziario comincerà a funzionare un po' più allegramente. Il prezzo da pagare sarà un po' di inflazione con buona pace dei talebani della Bundesbank (non a caso Jurgen Stark, ultima vestale dell'ortodossia si è dimesso dalla Bce). Tuttavia è talmente bassa (soprattutto nell'esperienza italiana) che se anche passa dal 2 al 3% non sarà una catastrofe. È chiaro, però, che si tratta di un intervento di emergenza. Le banche centrali stanno facendo da ambulanze di pronto soccorso per evitare il collasso del sistema finanziario europeo. La cura, però, spetta ai governi. Sono loro in sala operatoria. Sono loro che devono intervenire tagliando le spese inutili e rilanciando l'economia. Tocca a loro eliminare la cancrena che avvelena l'economia. La ripresa passa dal risanamento stabile dei conti pubblici. Le banche centrali hanno aperto un gigantesco ombrello per consentire ai ministeri di lavorare senza il ricatto dei mercati in caduta libera. Sapendo tutti, però che il paracadute non può restare in aria all'infinito. Altrimenti si trasforma in una bolla di liquidità che, date le dimensioni, scoppiando, annegherebbe il mondo.
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