In Italia abbiamo perso il senso della misura. Come in un ospedale di guerra, sangue e mutilazioni sono uno spettacolo tragicamente normale, così noi assistiamo sempre più impassibili a uno strazio delle regole che sarebbe inconcepibile in qualunque altro Paese. È inconcepibile che un presidente del Consiglio non abbia il senso della misura e della discrezione per i suoi svaghi casalinghi. È ancora più inconcepibile che si affidi ai Tarantini e ai Lavitola (oltre che ai Fede e ai Mora) per la gestione di questi svaghi. Ma è altrettanto inconcepibile che la magistratura, con una applicazione delle regole del tutto soggettiva e spesso arbitraria, si sia fatta un punto d'onore di abbattere per via giudiziaria quel berlusconismo che l'opposizione tenta invano da diciassette anni di abbattere per via politica. Visto che il Cavaliere, di dritto o di rovescio, era finora uscito immune dai primi diciassette inchieste e/o processi piovutigli addosso, le magistrature hanno alzato il tiro. Ben difficilmente Berlusconi a Milano sarà condannato per aver fatto sesso con una prostituta minorenne e per concussione. Ma con una spettacolare acrobazia giuridica gli è stato scaraventato addosso un giudizio immediato con il solo scopo di rendere pubbliche intercettazioni in grado di sputtanarlo in tutto il mondo. In quale paese può accadere una cosa simile, incluso l'assedio elettronico/spionistico della residenza del premier? Nessuno. In quale parte del mondo quelle conversazioni sarebbero state pubblicate? Nessuna. Ma siamo in Italia. Noi riteniamo che il deputato magistrato Alfonso Papa abbia perso il senno per le sue spregiudicate leggerezze. Ma dove mai accadrebbe che un magistrato venga arrestato e giudicato da quelli che fino a ieri erano i suoi più accesi nemici di corrente nella feroce guerra interna alla procura di Napoli tra gli amici dell'ex procuratore Agostino Cordova (e Papa era tra questi) e i suoi irriducibili avversari? E con quale frequenza nella tradizione dottrinaria e giurisprudenziale si trova che si arresti il presunto estortore prima di ascoltare il presunto estorto, che nega peraltro di esserlo? Dove si procederebbe in una città (Napoli) per episodi accaduti altrove (a Bari e a Roma)? Un tempo la procura di Milano era diventata procura nazionale anticorruzione. Oggi ciascuna procura è potenzialmente una procura nazionale. È assai probabile che la magistratura napoletana venga dichiara incompetente del processo Tarantini-Berlusconi, ma intanto ha arrestato, intercettato, diffuso, sputtanato. Il processo vero - se e quando si farà - sarà soltanto una stentorea imitazione di quello mediatico internazionale già avvenuto. In quale paese si allegano al fascicolo processuale intercettazioni telefoniche che non hanno alcuna rilevanza penale e nessuna attinenza con l'inchiesta? E perché solo in Italia qualsiasi intercettazione può essere pubblicata? Il presidente della Repubblica, bussola equilibrata del Paese nel mare in tempesta, come presidente del Consiglio superiore della magistratura non può non farsi carico di tutto questo. È bene che tutti facciano un passo indietro, perché nel burrone non ci cascherebbe soltanto Berlusconi. Lo stesso Napolitano, quando va all'estero e gli chiedono notizie della situazione italiana, non può dimenticare di essere al vertice dell'organismo di controllo di una magistratura che ha al suo interno più d'una scheggia impazzita. E allora, se il procuratore di Napoli Lepore ha mantenuto un po' del buon senso che l'ha accompagnato a lungo, non minacci di mandare a prendere con i carabinieri il renitente presidente del Consiglio che ha più di un motivo per ritenere che comincerebbe l'interrogatorio da testimone e lo finirebbe da imputato. Lo faccia assistere dall'avvocato e immagini un interrogatorio senza retropensieri. Al tempo stesso, viene annunciata per oggi la pubblicazione di altre intercettazioni, tra cui quella in cui il presidente del Consiglio farebbe uno sfogo volgare contro la cancelliera Merkel. Sono del tutto evidenti l'irrilevanza processuale della frase e la sua potenza distruttiva in campo diplomatico. Berlusconi ha chiesto un decreto legge urgente per bloccarne la pubblicazione e Napolitano l'ha negato. Si osserva che non c'è bisogno di proibire ulteriormente una cosa già proibita. Ma i magistrati, nella loro discrezionalità, sono di fatto legibus soluti e possono ritenere rilevante anche quello che non lo è. Si può andare avanti così?
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