Era il 4 luglio, quando proprio sulle colonne del Giornale di Sicilia puntavamo il dito - fra i problemi apparentemente secondari di una città sempre più senza - contro le strisce pedonali fantasma su tante, troppe strade di Palermo. Una lacuna che faceva il paio con il terribile bilancio di pedoni investiti e uccisi: fino ad allora, sei dall’inizio dell’anno. Sono passati appena 39 giorni, ma il numero è già salito a quota otto. Otto vite interrotte nel tragico impatto fra un’auto e un pedone, nel quale è fin troppo facile capire chi ha la peggio. L’ultimo è stato il povero Giuseppe Mulè che faceva la spola ogni giorno in autobus con la panetteria di Ballarò in cui lavorava. Sempre in autobus, tranne quel maledetto pomeriggio di martedì, con i mezzi Amat fermi per sciopero. Fatalità nella fatalità, certo. Ma che ancora una volta dà la misura di una lunga lista di inefficienze che si accavallano e spesso si intrecciano, cocktail che finisce qualche volta per sfociare nella tragedia.
In corso Tukory nei giorni scorsi è esplosa la rabbia di residenti e commercianti, per quell’asfalto solcato da strisce invisibili, lì come altrove disegnate e ben presto spazzate via dall’usura. Poco più in là, in via Basile - altra strada in cui i pedoni hanno spesso pagato pesante dazio alla malasorte - un semaforo resta spento perché mancano le lanterne. E la roulette russa sulle strade, purtroppo, continua...
La roulette russa delle strade
Tra le cause degli incidenti, a Palermo, la mancanza di strisce pedonali sull’asfalto che permettano di attraversare in sicurezza
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