di NINO SUNSERI
I cinesi sono diventati i principali creditori della Casa Bianca (hanno in portafoglio bond del tesoro per 1.160 miliardi di dollari). Complessivamente gli investitori stranieri posseggono il 46% del debito degli Stati Uniti. Vuol dire che Obama è un Presidente in libertà vigilata e la sovranità nazionale del Paese è fortemente limitata.
Per una nazione che ha vinto tutte le guerre cui ha partecipato, che dispone del più grande apparato militare mai visto sulla terra, la cui moneta è valuta di riserva per tutti, si tratta di uno schiaffo senza precedenti. Al quale, però, non è possibile reagire. La Casa Bianca può irritare il regime comunista cinese? Rischia di veder scomparire il più importante cliente dei suoi titoli di Stato. Gli Usa hanno vinto la guerra atomica con l'Unione Sovietica. Rischiano di perdere quella della vile moneta con la Cina.
Basterebbe questo per capire l'ampiezza del cambiamento. Primi fra tutti dovremmo capirlo noi italiani che abbiamo un debito superiore del 120% rispetto alla ricchezza che produciamo. Uno squilibrio che non possiamo più permetterci. A meno di non volere, come sta accadendo, che la sovranità si trasferisca del voto popolare e dai Parlamenti alle agenzie di rating. Il governo Berlusconi è stato costretto a cambiare in corsa la sua politica economica. I mercati la giudicavano inadeguata. La pressione delle vendite rischiava di far diventare Bot e Btp carta straccia. Il risparmio delle famiglie andava in fumo. Allora è bene essere chiari. È caduto un modello di sviluppo. Il disavanzo pubblico non è più fattore di sviluppo ma zavorra.
Per sessant'anni abbiamo vissuto, come oggi gli Stati Uniti, al di sopra delle nostre possibilità. Di questa dissipazione di ricchezza abbiamo beneficiato un po' tutti: la classe politica che ha comprato il consenso. Le clientele che hanno trovato modo di arricchirsi. Gli italiani in generale godendo di tutele e di garanzie superiori a quelle che potevamo permetterci. È giunto il momento di mettere ordine. Né vale la considerazione, di cui il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, si fa portavoce. Dice che non ci sono risorse per finanziare il risanamento. I sacrifici per la collettività sono enormi. Certo. Ma non c'è alterantiva. Intanto perché i costi dell'eventuale fallimento dell'Italia sarebbero superiori a quelli richiesti per rimettere a posto i conti pubblici. In secondo luogo sono stati proprio i governi sostenuti da maggioranze di sinistra, come quelli guidati da Prodi e Amato, a imporre le politiche di austerità più pesanti della recente storia d'Italia. I soldi vanno trovati. Qui e subito. I mercati non fanno sconti nemmeno alla superpotenza americana. Figuriamoci all'Italia. Non è più il momento delle divisioni o della cura del proprio orticello. Il Paese è chiamato ad un grande sforzo per fronteggiare l'emergenza. E allora ben venga la proposta di mettere l'obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. La Germania, dopo Weimar, ha messo nella carta fondamentale dello Stato la lotta all'inflazione. Era stato il terrore finanziario che aveva aperto le porte al nazismo. La nostra emergenza è il debito. È giusto stabilire, nella sede più solenne, che lo combatteremo e lo annulleremo. Le spese vanno misurate sulle risorse disponibili. Non possono più essere una variabile indipendente. D'altronde ogni buon padre di famiglia si comporta così. D'ora in avanti lo dovrà fare anche Stato.
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