Faro della Consob sulle agenzie di rating. Gli sceriffi di Piazza Affari hanno convocato i vertici di Moody's per fare chiarezza su una procedura d'intervento assai discutibile. La scorsa settimana, infatti, hanno bocciato la manovra del governo. La Consob intende contestare il metodo: l'allarme è arrivato a mercati ancora aperti condizionando l'andamento dei prezzi. Sul contenuto, invece, ha preso la parola il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker confermando, ancora una volta, l'assoluta affidabilità dei dell'Italia (così come quelli della Spagna e del Belgio). Ora si sta pensando anche ad interventi di natura giudiziaria per bloccare questo accanimento.
I principali reati legati alla manipolazione del mercato sono l'aggiotaggio e l'insider trading: nel primo caso si rilasciano notizie false o esagerate per influenzare i prezzi dei titoli, nel secondo caso si approfitta di notizie riservate per realizzare profitti speculativi. Per queste fattispecie (difficilissime da provare) però l'ultima parola spetta ad un tribunale ed al momento Moody's risulta indagata solo da una Procura periferica come quella di Trani. Alla Consob è affidato invece il controllo sulla trasparenza nella formazione dei giudizi, sulla correttezza delle comunicazioni al mercato dei report e sugli errori in essi contenuti.
C'è da scommettere che sulle definizioni di «errori» e «trasparenza» lo scontro diventerà al calor bianco. Negli Stati Uniti ogni tentativo di controllo si è finora infranto contro la libertà di opinione costituzionalmente garantita. Le agenzie di rating proclamano il diritto d'espressione. Sulla carta il ragionamento è corretto. Tuttavia gli errori clamorosi commessi in passato aprono la strada a mille sospetti.
Ad accentuare le ombre contribuisce la composizione del capitale di Moody's e delle altre due grandi agenzie internazionali di rating: Standard & Poor's e Fitch. La loro proprietà lascia sospettare giganteschi conflitti d'interesse. Moody's è in mano a Berkshire Hathaway una delle maggiori società d'investimento del mondo di proprietà del finanziere Warren Buffett, e a Fidelity uno dei maggiori gestori di fondi. Standard & Poor's, quotata alla Borsa di New York, fa parte del gruppo McGraw-Hill ed è attiva nell'editoria e nei servizi finanziari. Fitch fa capo ad un gruppo franco-statunitense con vasti interessi nella finanza.
Quando la Bershire Hathaway ha lanciato la periodica tranche di propri titoli sul mercato, a febbraio 2010, presentava una valutazione di Moody's molto positiva. Nessuno, però, aveva spiegato che si trattava di azioni emesse dalla proprietà. Ma questo è solo un esempio. La vastità degli interessi che fanno capo alla proprietà delle società di rating apre diabolici sospetti sulla serenità dei loro giudizi.
Le società di rating si sono rilevate una macchina infernale. Rappresentano un oligopolio incontrasto. L'Europa unita non è stata ancora in grado di esprimere una risposta efficace. A differenza della Cina che invece ha costituito un'agenzia nazionale.
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