PALERMO. In una conferenza stampa tenuta martedì scorso, l'Oms-Organizzazione mondiale della sanità ha comunicato che l'impiego del telefono cellulare (per almeno dieci anni e per non meno di trenta minuti al giorno) può causare potenzialmente la formazione di un glioma - forma rara di tumore del cervello - o di un neurinoma acustico, cioè neoplasia del nervo uditivo.
Dov'è la notizia? Riporto due titoli del 2008 - ben tre anni addietro - apparsi sul Giornale di Sicilia e sul Venerdì di Repubblica: uno studio dell'OMS ha individuato un maggior rischio di glioma dopo un uso decennale del cellulare; il rischio del cancro al cervello più alto per i bimbi col cellulare.
Si sono avute nuove certezze fondate sulla base delle evidenze scientifiche della biomedicina? Non pare. La stessa Oms parla di limitate evidenze. Ma tutto ciò determina paura ciclica e ricorrente per il "rischio cellulari", con domande irrisolte e senza risposte scientifiche certe. Occorre fare chiarezza con rigore, per i lettori e i cittadini.
Esistono due tipologie di radiazioni: quelle ionizzanti - raggi X e gamma, isotopi radioattivi, energia nucleare - di cui ormai è codificato il nesso causale con l'insorgere di tumori; le radiazioni emesse dai telefonini rientrano nelle radiazioni non ionizzanti o Nir, dalle parole anglosassoni non ionizing radiations.
Le Nir comprendono: campi elettrici, campi magnetici, radiofrequenze, microonde. Tali energie trovano vasta e crescente utilizzazione nelle telecomunicazioni, nell'industria civile, nella diagnostica medica.
È bene tenere presente che, fin dal loro primo apparire sulla terra, tutti gli esseri viventi si sono trovati o si trovano immersi in un oceano di radiazioni di tutti i tipi.
Inoltre ove c'è un cavo o un motore elettrico si producono radiazioni non ionizzanti. Ovvero tutto ciò che comprende la tecnologia contemporanea: illuminazione, frigorifero, lavatrice, rasoio, asciugacapelli, aspirapolvere, ferro da stiro. Senza dimenticare televisione, musica, radio, cellulari, videogiochi, computer, Internet, radar, elettrodotti, ripetitori, antenne radiotelevisive.
Nella stampa e nell'opinione pubblica, si è introdotto il termine cupo e ansiogeno «elettrosmog», parola arbitraria che neanche esiste nella letteratura scientifica.
Comprendiamo l'ansia della cittadinanza e la preoccupazione per la salute di ogni persona, specie se fragile o debole, come i bambini. Questi motivi stanno molto a cuore anche a noi, che da decenni insegniamo scienza delle radiazioni a Medicina. Nessuno più di noi ha sempre rivendicato il primato dell'uomo e la sua salvaguardia in ogni atto che ha riflessi sulla sanità. Ritorniamo, pertanto, in maniera pacata e semplice sull'argomento, cercando di parlare come la gente comune.
L'uomo del nostro tempo naviga su un crinale molto sottile tra caos e serenità, paura e indifferenza. Un confine ambiguo e instabile. Un disagio della modernità. Incubi ancestrali, insiti nella natura umana, come ai tempi medievali dei secoli bui. Il cittadino si aggrappa alla fungaia di informazioni e soluzioni pseudoscientifiche. Come non ricordare la salvifica e miracolosa «coccinella» che si applicava anni or sono ai telefonini, la quale avrebbe avuto la capacità di annientare qualunque radiazione emessa dal palmare? Una protezione taumaturgica sulla quale hanno lucrato molti imbonitori.
L'Oms è istituzione seria che merita rispetto. Ma questa volta le sue conclusioni destano perplessità e dispareri della comunità scientifica.
Tre decenni di ricerca e oltre 50.000 pubblicazioni hanno prodotto una notevole paranoia e poca conoscenza: così ha scritto una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo, il New England Journal of Medicine.
Si sono condotti studi e comparazioni solo statistici ed epidemiologici, vale a dire basati esclusivamente su numeri. Uno studio organico è assai difficile e complesso, rispetto ai 5 miliardi di soggetti che nel mondo usano il telefonino. In Italia si adoperano circa 100 milioni di palmari, quasi due a testa. Una ricerca di necessità «sgangherata» - se mi è permesso impiegare questo termine poco tecnico - in quanto i calcoli su queste radiazioni risentono di molti fattori e parametri: il luogo in cui si telefona; la conformazione della faccia e del cranio; le caratteristiche del cellulare impiegato. Si può giungere su queste premesse a valutazioni empiriche e devianti.
In estrema sintesi i possibili effetti biologici delle Nir possono così esemplificarsi. Queste radiazioni - come tutti gli elementi fisici e chimici - interagiscono con i tessuti biologici. L'interazione può causare effetti transitori e reversibili, che non si traducono necessariamente in danni L'esposizione prolungata produce effetti termici, vale a dire un modesto innalzamento indotto della temperatura dei tessuti; lieve incremento del metabolismo e incostanti modifiche di alcune frazioni del sistema immunitario, che poi ritornano nella norma; aumento di eccitabilità delle cellule nervose; modifiche saltuarie del ricambio del glucosio cellulare.Tali studi sono eterogenei e le esperienze difformi, anche rispetto al tipo di tumore considerato, quale possibile effetto probabilistico dell'esposizione alle Nir.
Mancano, in genere, effettive misure dirette dell'esposizione, soprattutto di quella individuale. Non viene spesso preso in considerazione l'effetto di disordinata mescolanza, dovuto all'eventuale esposizione ad altri accertati o sospetti agenti cancerogeni (veleni, acqua e aria inquinata, polveri sottili, ecc). In ogni caso le Nir non sono capaci di produrre rotture di atomi e molecole, né possono danneggiare direttamente il Dna.
Possiamo ulteriormente rasserenare il lettore, ricordando che nella classifica degli elementi e sostanze probabilmente e potenzialmente cancerogene le Nir sono collocate e appaiate con il caffè, i cetrioli sottaceti e altri 200 agenti.
Per le radiazioni emesse dai telefonini non è stato identificato alcun meccanismo biofisico plausibile per l'induzione o la promozione del cancro. Su queste posizioni di scetticismo scientifico è anche l'Istituto superiore di sanità, il più importante e qualificato organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale.
La non dimostrata esistenza di effetti dannosi biomedici non esime, comunque, anzi obbliga la comunità scientifica a continuare e approfondire ricerche e studi, specie interdisciplinari. Attendiamo, comunque, gli esiti e le analisi dello studio Cosmos, che coinvolgerà 250 mila persone in tutta Europa.
Certamente cautela, prudenza e buon senso non devono mancare. Vanno rispettate alcune regole: telefonate brevi, alternando l'orecchio; utilizzo dell'auricolare o in auto del vivavoce; cellulare acceso lontano da cuore e genitali; uso limitato o proibito ai bambini e alle donne in gravidanza. In estrema sintesi semplici precauzioni e buon senso, ricordando il Manzoni dei Promessi Sposi: «Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».