Speravano di non doverci fare i conti. Contavano di non subirne gli effetti nella complessa gestione delle relazioni sindacali, rimanendo così l'ultimo baluardo sovietico nel mondo del lavoro. E invece, anche in casa Fiom, la mina della globalizzazione è deflagrata in tutta la sua violenza. Il voto alla ex Bertone ha fatto esplodere le contraddizioni interne dell'ala estrema della Cgil che ha evidentemente adottato la logica berlingueriana del partito di "lotta e di governo". La Fiom di Maurizio Landini si è incamminata sulla stessa strada: è un sindacato antagonista ma di collaborazione. Una maniera per coprire palesi contraddizioni. La Fiom di Landini è collaborazionista quando invita la cellula interna della ex Bertone a votare si al referendum e poi firmare l'accordo insieme a Cisl e Uil. Esattamente il contrario di quanto accaduto a Pomigliano e a Mirafiori. E' antagonista quando il solito Landini annuncia che ricorrerà al tribunale. Vuole impugnare l'intesa che, un attimo prima, sottobanco, aveva detto ai compagni di firmare per non essere esclusi dagli organi di rappresentanza interna. Su questo punto Marchionne è stato irremovibile: il sindacato che non firma sarà escluso dal consiglio di fabbrica. Così la Fiom deve firmare per restare sempre collaborazionista e antagonista. Ora i duri e puri di Corso d'Italia dovranno aprire un dibattito che potrebbe portarli a modificare le loro strategie integraliste. Soprattutto avendo in testa gli interessi degli operai che, in questa partita, sembrano veramente i grandi esclusi. La Fiom ha giocato a scacchi con i loro destini: a Pomigliano e a Mirafiori ha giocato la carta dell'antagonismo. Dopo la doppia sconfitta ha cambiato marcia. Ha imboccato la strada della collaborazione. Continuando a guardare il proprio ombelico. Utilizzando la vertenza Fiat solo per misurare i rapporti di forza interna fra il segretario Landini e l'ala radicale di Giorgio Cremaschi. Ma anche per mettere a tacere l'opposizione di Fausto Durante che apertamente contesta la linea oltranzista della segreteria. Giochi di potere interni alla nomenklatura Come usava al comitato centrale del Pcus di Leonid Breznev.
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