Agli snob la presenza del Napoli in testa alla classifica accanto al Milan per cinque ore (il professor Seedorf ha interrotto il film «Una poltrona per due» alle 20.53) è suonata come una conferma di un campionato minore: già dicono che non siamo degni dell'Europa - e non si riferiscono a Sarkozy e alle drammatiche storie dei migranti ma alla batosta che lo Schalke04 ha inflitto all'Inter - poi il passaggio trionfale degli azzurri sul campo del nobile e coraggioso Bologna con Mascara e Hamsik, assente il bomber Cavani, per loro è stato come la riprova della decadenza del torneo. Perché il Napoli è da decenni assente dal Gotha, non ha pedatori strapagati, è presieduto dall'immaginifico e logorroico De Laurentiis e ha un allenatore antipatico, quel Mazzarri ruspante e fumantino le cui notevoli imprese si riferiscono alle stagioni vissute a Livorno e Reggio Calabria e non importa se è l'unico tecnico - Capello compreso - che è riuscito a lavorare felicemente con il reprobo Antonio Cassano.
Quel Mazzarri ottimo allenatore che ha costruito d'estate un gruppo fisicamente straordinario mentre i concorrenti lamentavano decine di infortuni. Quel Mazzarri ottimo tecnico, ipertattico e italianista, che ha riscosso anche il plauso di Cesare Prandelli mal digerito da Adriano Galliani. Eppoi, quanto si lamenta quel livornese di periferia (ma che dico livornese? di San Vincenzo, è maremmano!). Mentre gente come Allegri e Leonardo si astengono da proteste e denunce. Perché tanto c'è chi provvede al loro posto. E soprattutto, diciamo la verità, chi s'era immaginato che il Napoli sarebbe diventato protagonista e che quel Cavani scartato dal Palermo avrebbe lottato alla pari con il prodigioso Di Natale (altro eroe di provincia) e superato i mitici Ibrahimovic e Pato? E invece alla squadra dell'odioso Mazzarri si deve il successo di un torneo che non ha - come altrove - due o tre aspiranti al successo finale ma supera come interesse, secondo tradizione, anche la riverita Champions (tuttavia appena vinta da una squadra italiana, l'Inter). E al Napoli - insistente e fastidioso «moralista» per il felice rapporto fra i suoi giocatori che ha realizzato il miglior collettivo all'insegna della solidarietà - si deve anche il risveglio esplosivo di un Milan che stava accomodandosi sonnecchiante al vertice della classifica, al punto che uno dei rossoneri più efficaci e spettacolari risulta essere, almeno dal derby, Clarence Seedorf, colui che ha vinto quattro Coppe dei Campioni con la maglia dell'Ajax, del Real e del Milan, il meglio del calcio mondiale insomma, ma era diventato oggetto di critiche feroci da parte di tifosi e sapientoni incompetenti.
Questo Milan, re del contropiede pesantemente inflitto anche alla coraggiosa e coriacea Fiorentina, ha colto nello spirito napoletano - così ben rappresentato dall'urlo di gioiosa rabbia che Cavani ha lanciato al gol di Mascara - un esempio da seguire, roba da Libro Cuore, naturalmente, illustrata dall'abbraccio fraterno fra Ibrahimovic e Pato dopo il due a zero ispirato dallo svedese e realizzato dal brasiliano: non erano stati descritti come velenosi e invidiosi antagonisti? No: con grande impegno, sollecitati dal successo azzurro, hanno reagito da campioni quali sono e riportato in regale solitudine il loro Milan. E a questo punto non importa quale sarà il cammino dei Duellanti, mostratisi capaci di superare ogni prova, ogni avversario, timorosi soltanto di un ritorno di fiamma dell'Inter, a sua volta animata da rinnovati sacri furori. Prepariamoci a vivere un grande finale di campionato, uno spettacolo simile a quello che vide il Napoli laurearsi Campione, ventunanni fa, ispirato dall'inimitabile Diego Armando Maradona. E vinca il migliore, naturalmente. Chissà se Allegri, come Rocco, dirà «speriamo di no». Per la qualità del gioco, infatti, il migliore è ancora il Napoli.
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