Dal giornale ho appreso la triste notizia della possibile morte della Fiera del Mediterraneo. Oggi vorrei ricordare com'è nata... Comincia così: “L'anno 1946 il giorno 23 luglio a Palermo, dinanzi a me Dottor Giuseppe Angilella notaro...”. Con questo atto ha inizio l'avverarsi di un sogno. In un momento della storia del mondo in cui non c'era più spazio per progettare, in un'Italia devastata in cui il sentimento comune era la disperazione, dall'idea di uomini coraggiosi nasceva un grande progetto di rinascita: la Fiera del Mediterraneo.
Cinque soci fondatori il giornalista Gianni Morici, gli industriali Emanuele Maiolino, Vincenzo Ajovalasit, Gioacchino D'Anna ed Antonino Caronia mio padre, il più giovane, appena trentenne entusiasta ed orgoglioso di far parte di questo gruppo di uomini che avrebbe dato a Palermo un trampolino di lancio verso nuovi approdi per affratellare in un ideale di benessere e libertà tutti i popoli del Mediterraneo.
I componenti del comitato superando non poche difficoltà mandarono avanti la loro iniziativa con finanziamenti ottenuti sotto la loro responsabilità e alle falde del Monte Pellegrino iniziò la costruzione. Giovani architetti e giovani artisti furono chiamati per progettare e ornare i padiglioni. Nell'ottobre del 1946 per l'inaugurazione della I Fiera del Mediterraneo, venne il presidente della nascente Repubblica Italiana Luigi Einaudi ed il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
I benemeriti promotori avranno vissuto momenti magici, ce l'avevano fatta, tra sacrifici e incredulità era nata la Fiera del Mediterraneo! Un augurio di benessere per la nuova Italia e la città di Palermo. Son passati tanti anni, la Fiera ha accolto entro le sue mura tanta gente, ha dato lavoro, si sono incontrati uomini di affari si sono fatti contratti... e poi abusi, ruberie, la rovina! Mi rivolgo ai politici agli industriali, ci sarà tra loro qualcuno che voglia prendere a cuore il problema Fiera del Mediterraneo e risolverlo?
Si cercano uomini nuovi, entusiasti e sognatori. Chi ha questi requisiti si faccia avanti, se l'appello andrà deserto piangeremo la fine della speranza. Attraversiamo un momento di crisi che tocca tutto il mondo, uno sconvolgimento sociale che porta disperazione e sfiducia nel futuro, approfittiamo del momento per far rinascere il sogno di quel gruppo di uomini ardimentosi che con sacrificio e altruismo hanno aperto a Palermo una grande porta alla speranza.
Qualcuno dirà che gli spazi non si prestano più per una grande fiera ma si trovino soluzioni per farne centri di aggregazione, centri congressi che alla città mancano, in quello spazio che per anni fu emblema di rinascita e in ricordo di quegli uomini che hanno dato senza niente a pretendere.
Natalia Caronia