La casualità regola la nostra vita anche se la grande maggioranza degli esseri umani non ne è convinta. Lo hanno sempre affermato gli scienziati. Chi dedica un saggio a questo tema, tutt'altro che marginale, è Leonard Mlodinow, La passeggiata dell'ubriaco (Rizzoli). L'autore, che dopo il dottorato conseguito a Berkeley, insegna all'Università di Caltech, sostiene che la casualità ci insegue per tutta la vita: dalle aule dei tribunali ai tavoli della roulette, dai quiz televisivi, al destino degli ebrei nel ghetto di Varsavia. Ogni evento della storia e delle nostre vite è segnato dal caso. Eppure la maggioranza delle persone pensa che il destino sia «segnato» da Dio o da altre autorità sovrannaturali. Per dimostrare la casualità di ogni evento l'autore racconta numerose storie di casualità. Eccone una fra la le tante: un aspirante attore lavorava per vivere in un bar a Manhattan, per diversi anni è stato costretto a dormire in una topaia, riuscendo a fare qualche comparsata negli spot televisivi. Poi, un giorno d'estate del 1984 andò a Los Angeles per assistere alle Olimpiadi e per caso incontrò un agente che gli propose un provino per un telefilm. Lo fece e ottenne il ruolo. Quell'attore si chiama Bruce Willis; così iniziò la sua carriera. Il fisico Mlodinow, con il suo libro, ci fa compiere un viaggio affascinante nel mondo della casualità e della probabilità, restituendoci certezze e facendoci riflettere sulle nostre scelte, giuste o sbagliate che si siano rivelate. Si è trattato però di decisioni nostre, dettate dagli eventi casuali, e non certo preordinate o decise da fantasmi o da esseri sovrannaturali. In altre parole, «le leggi scientifiche del caso» esistono. Magari sono le stesse che i più, per ignoranza, per pigrizia mentale o solo per autoassolversi da errori commessi, continuano a definire «fortuna». Ma il futuro ha una direzione per ognuno di noi? Non interpelliamo maghi, fattucchiere od «oroscopari», ma scienziati. Lo ha fatto Max Brockman, un agente letterario che si occupa di divulgazione scientifica: ha invitato 18 giovani scienziati a scrivere altrettanti saggi che ora sono stati raccolti in un libro, Scienza. Next Generation (il Saggiatore). Questi giovani studiosi cercano di dare risposte a domande come queste: che direzione vogliamo dare al futuro?, che cosa sta cercando di dirci l'universo?, come possiamo migliorare gli esseri umani?, quanto è importante l'immaginazione?, l'homo sapiens è destinato a estinguersi?, e così via. Le risposte tengono conto dei dati e delle conoscenze scientifiche, cercando di interpretare le grandi linee della scienza che verrà.
«Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me», ha scritto il grande filosofo Immanuel Kant. A questa massima si rifà il fisico Andrea Frosa (insegna fisica generale all'Università «La Sapienza» di Roma), che ha scritto Il Cosmo e il Buondio-Dialogo su astronomia, evoluzione e mito (Bur-Rizzoli). L'autore immagina che la Terra stia per essere colpita da un cataclisma naturale e l'Onnipotente decida di occuparsi dell'umanità che per lui «rappresenta una insignificante briciola di un cosmo infinito e multiforme». Consulta quindi i grandi pensatori di tutti i tempi (da Pitagora a Newton, da Democrito a Galileo e Laplace, da Aristarco a Einstein e Hubble, da Aristotele a Darwin, oltre ad alcuni scienziati viventi) invitandoli ad aiutarlo. L'autore, a 400 anni dalle scoperte di Galileo e Keplero, racconta in questo modo l'affascinante avventura millenaria sulle grandi questioni dell'universo, senza mai cessare di interrogare la ragione sulle nostre origini e il nostro destino. Di scienza, com'è noto, si occupano anche i filosofi. Lo fa anche Ernesto Paolozzi (docente di filosofia contemporanea all'Università di Napoli) col saggio La bioetica, per decidere della nostra vita (Christan Marinotti edizioni).
La moderna bioetica dà risposte sulla vita, la morte e la qualità della vita, invadendo i campi della filosofia, della scienza, del diritto e della religione. L'autore cerca di fare chiarezza su una materia complessa, al centro di dibattiti e infuocate polemiche, cercando di ricondurre la bioetica allo spirito originale del suo fondatore, V.R.Potter, che la considerava, come oggi Edgar Morin, «un ponte verso il futuro», cioè la disciplina che pone al centro del proprio interesse il destino della Terra, di tutta la biosfera. Un tema questo, sicuramente affascinante, di cui si discuterà (e si polemizzerà) ancora a lungo, ma che fa parte integrante del futuro dell'umanità.