Gli edifici scolastici siciliani dotati di certificazione antincendio sono appena il 14% e ben il 65, 6%, più di 6 su 10, non è in linea con le norme antisismiche, mentre circa il 74% degli istituti non hanno effettuato alcuna verifica sismica, così come anticipato nei giorni scorsi anche sul Giornale di Sicilia. E sul fronte della sicurezza, a preoccupare è anche l'obsolescenza di alcuni istituti: quasi il 46% delle scuole siciliane è stato infatti costruito negli anni fra i secondo dopoguerra e il 1975. Un quadro non proprio felice quello che emerge dai dati elaborati dall'assessorato regionale all'Istruzione e ripresi dall'Asael, l'associazione che riunisce gli amministratori locali siciliani.
La tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova ha riacceso i riflettori e l'attenzione sul delicato tema del monitoraggio di edifici e infrastrutture. Quello dell'edilizia scolastica è tra quelli considerati più urgenti dagli amministratori siciliani. A Messina, il sindaco metropolitano Cateno De Luca ha disposto lo slittamento dell'inizio delle lezioni nelle scuole che non sono in regola con le norme su terremoti e incendi: 35 quelle sinora censite, ma i controlli sono ancora in corso e quindi il numero potrebbe aumentare. Entro il 12 dicembre, inoltre, tutte le strutture a uso scolastico delle zone a rischio sismico 1 e 2 dovranno essere sottoposti a verifica. Scadenza fissata nel nuovo "Decreto Milleproroghe". Secondo i dati dell'assessorato ripresi dall'Asael, l'85% delle scuole siciliane ricade in zona sismica di secondo grado (forte o medio rischio terremoto).
Un argomento, quello della sicurezza delle scuole, che è al centro dello scontro politico. Nei giorni scorsi il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha chiamato all'appello i sindaci affinché facciano i lavori negli edifici di loro competenza.
"Il giustificato grido d'allarme del presidente della Regione Nello Musumeci sulla precaria condizione di agibilità degli edifici scolastici nella nostra regione - sostiene l'Asael - richiama da un lato il senso di responsabilità degli amministratori dei Comuni e delle ex Province, per gli adempimenti di loro competenza, mentre dall'altro evidenzia quanto problematico e irto di difficoltà sia il percorso che Regione ed enti locali dovranno effettuare per raggiungere una pur minima normalità ed efficienza nella condizione dell'edilizia scolastica in Sicilia".
L'associazione ritiene quindi "quanto mai opportuno ed urgente chiedere almeno una congrua proroga del termine imposto dal decreto 'Mille proroghe' al fine di consentire una legittima ripresa dell'attività scolastica per l'intero prossimo anno, nelle more di provvedere agli adempimenti di legge per la messa a norma delle strutture”.
Altro aspetto evidenziato dagli amministratori locali, le poche risorse a disposizione per la manutenzione ordinaria. La Regione, nei giorni scorsi, ha approvato e trasmesso al Miur le graduatorie del Piano per l'edilizia scolastica siciliana per i prossimi tre anni. Oltre quattrocento gli interventi finanziabili inclusi: 356 dei Comuni e 91 delle ex Province. A disposizione, nell’immediato, ci sono 272 milioni di euro per opere cantierabili già a partire da quest’anno, secondo una graduatoria definitiva che sarà elaborata dal Miur entro ottobre. Tra le opere previste ristrutturazione, adeguamento antisismico e antincendio, ampliamenti o realizzazioni di nuove costruzioni, palestre, mense, aree ricreative e rimozione di barriere architettoniche.
Il presidente dell'Asael, Matteo Cocchiara,ha evidenziato infine la necessità di "colmare con urgenza la mancanza di personale tecnico e amministrativo nei Comuni al fine di predisporre inventari e progettazioni degli interventi necessari per la messa in sicurezza degli edifici, assicurando una vera e propria sinergia Regione-enti locali utile ad affrontare con maggior vigore la grave situazione dell'edilizia scolastica in termini di sicurezza e funzionalità. Rispetto alla esposta complessità del problema - sottolinea Cocchiara - l'Asael manifesta la propria disponibilità a dare quel contributo e quella collaborazione che Regione e Comuni dovessero ritenere utile ed opportuna per contribuire ad avviare a soluzione il grave problema".
A. S.
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