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"Torture e poi venduti, morti 16 bambini appena nati": le storie dell'orrore dei profughi della Diciotti

Migranti sulla nave Diciotti

E’ stata la loro prima vera giornata di riposo. Sono arrivati stanchi e stremati e oggi, dai loro racconti resi agli operatori sociali che li hanno intervistati, emergono vicende atroci e anni di violenze. Sono le storie dei cento migranti che erano a bordo della nave Diciotti, arrivati nelle ultime ore al centro 'Mondo Migliore' di Rocca di Papa. I 92 uomini e le otto donne, tutte eritree, sono stati accolti dagli applausi degli altri ospiti e aspettano ora di essere distribuiti nelle diverse diocesi italiane che hanno dato alla Cei la loro disponibilità ad accoglierli, tra cui le città di Milano, Firenze e Napoli: andranno via tra pochi giorni.

Di fronte agli operatori i profughi si sono detti stupiti, grati e speranzosi. Tra loro ci sono tanti cristiani copti rimasti esterrefatti - riferiscono gli operatori - che proprio il Papa in persona fosse intervenuto per superare la fase di stallo nella loro vicenda.

Ma è stata anche la giornata dei ricordi, riaffiorati durante le interviste rilasciate agli operatori sociali del centro. Nel descrivere il percorso che hanno fatto in questi anni prima di arrivare in Italia, alcuni hanno raccontato di essere stati tenuti sotto terra in un magazzino in Libia, venduti due o tre volte, e in quello stato di detenzione durato per molto tempo sono nati sedici bambini. Qui le donne hanno anche partorito, per poi vedere morire i propri figli dopo cinque o sei mesi. Tra i nuovi ospiti ci sono anche sei coppie sposate e in tutto otto donne, vittime di abusi sessuali. I profughi appena arrivati «non hanno idea di quello che sta succedendo in queste ore intorno a loro, tantomeno del perché».

All’esterno del Centro 'Mondo Migliore' anche oggi infatti si sono svolti due sit-in di protesta: da una parte gli antifascisti 'pro-migrantì, dall’altra i militanti di Casapound, che hanno chiesto il rimpatrio dei profughi contro "l'accoglienza a spese degli italiani».

Ma l’intera operazione dell’accoglienza di migranti della Diciotti, come ha spiegato la Cei, «sarà coperta integralmente dai fondi 8xmille messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana, e si pone in continuità con un programma consolidato di accoglienza diffusa con cui la Chiesa Italiana ha fatto suo l’appello del Papa, accogliendo negli ultimi tre anni oltre 26mila migranti, spesso in famiglie e parrocchie, come dimostra anche l’esperienza del progetto «Protetto. Rifugiato a casa mia» e dei corridoi umanitari».

«E' importante sottolineare il contributo del Papa per una soluzione allo stallo della nave Diciotti - ha sottolineato la portavoce del Unhcr, Carlotta Sami, che oggi ha visitato la struttura a Rocca di Papa - questa accoglienza dovrebbe rendere orgogliosa l’Italia, così come gli operatori del centro per il lavoro che fanno ogni giorno».

Intanto, sono stati interrogati nel carcere di Gazzi dal Gip di Messina, Tiziana Leanza, i quattro presunti scafisti dell’imbarcazione soccorsa dalla nave Diciotti della Guardia costiera e fatti sbarcare, con gli altri migranti salvati, a Catania. Sono un uomo proveniente dal Bangladesh e tre egiziani. Hanno risposto alle domande proclamandosi innocenti. Il Gip si è riservata la decisione, che dovrà essere emessa entro domani.

La Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, che coordina le indagini della polizia sui trafficanti che hanno gestito il viaggio dei profughi verso l’Italia, li accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere, tratta di persone, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violenza sessuale e procurato ingresso illecito in Italia dei migranti. A individuare gli scafisti, alcuni dei quali avrebbero violentato le donne soccorse dalla Diciotti durante la loro prigionia in Libia, sono stati i primi profughi fatti sbarcare a Lampedusa perché in cattive condizioni di salute.

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