Parte l’iter per la revoca delle concessioni ad Autostrade, che tra l’altro rischia multe fino a 150 milioni di euro, dopo il crollo del ponte di Genova. «Avvieremo la procedura per la revoca senza attendere le risultanze in sede penale», ha annunciato il premier Conte. Poche ore prima, a puntare il dito erano stati il ministro delle Infrastrutture Toninelli e i vice premier Di Maio, che hanno chiesto le dimissioni dei vertici della società, e Salvini.
«I responsabili hanno un nome e cognome e sono Autostrade per l’Italia», dice Di Maio. «Se non sono capaci di gestire le nostre autostrade, lo farà lo Stato», aggiunge Toninelli. La società - che ha chiuso il 2017 con ricavi operativi per quasi 4 miliardi, un utile d’esercizio di 1,042 miliardi e investimenti operativi per 556 milioni - si difende: "Investiamo oltre un miliardo in sicurezza e manutenzione».
E il viadotto «era monitorato dalla Direzione di Tronco di Genova (che fa parte di Autostrade, ndr) con cadenza trimestrale secondo le prescrizioni di legge e con verifiche aggiuntive mediante apparecchiature altamente specialistiche», anche attraverso «società ed istituti leader al mondo in testing ed ispezioni": l’esito ha sempre fornito «adeguate rassicurazioni».
«Autostrade è stata coperta da governi precedenti», rilanciano Di Maio e M5s. Proprio i Cinquestelle, in testa l'attuale sottosegretario al Mise, Cioffi, presentò a dicembre un esposto all’Anac sulla concessione ad Autostrade e l’ipotesi che con un meccanismo di «supervalutazione» autostrade 'gonfì i pedaggi. Anac ha avviato verifiche e attende informazioni dal ministero delle Infrastrutture.
L’intera vicenda ha pesanti le ripercussioni per Atlantia, la società dei Benetton che detiene Autostrade: bond ai minimi storici.
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