In caserma hanno subito ammesso: "siamo stati noi, l’abbiamo fatto per goliardia». Sono tre giovani italiani gli aggressori di Daisy Osakue, i frammenti dell’uovo con cui hanno ferito a un occhio l’atleta ancora sulla fiancata dell’auto utilizzata per le loro scorribande. Ad 'armarlì nessuna ideologia, né tantomeno il razzismo finito al centro delle polemiche degli ultimi giorni. «Hanno spento il cervello», dice il padre di uno di loro, consigliere comunale del Pd e, per questo motivo, 'beccatò dal ministro degli Interni Matteo Salvini: «Non godo per questo - commenta il vicepremier - perché è un deficiente a prescindere delle idee politiche, però hanno montato una cagnara di una settimana su Salvini, fascismo, nazismo, razzismo. Poi se andiamo a vedere sono dei figli di papà, i cui papà magari guardano a sinistra. Non aggiungo altro, si commenta da sè. Ma qualcuno deve chiedere scusa».
I carabinieri hanno identificato i tre ragazzi, tutti 19enni, tutti figli di impiegati torinesi, visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza. Grazie ad alcuni frame, i militari della Compagnia di Moncalieri, dove nella notte tra domenica e lunedì è avvenuta l’aggressione, hanno individuato il numero di targa dell’auto utilizzata dai giovani. Una Fiat Doblò, di proprietà del padre di uno di loro.
«Sono ragazzi normali. Né loro né i genitori hanno mai avuto problemi con la giustizia», si affretta a dire l’avvocato Alessandro Marampon, legale dei tre giovani, che sono ora accusati di lesioni e omissione di soccorso. «Dopo l’aggressione sono andati al mare - prosegue il difensore - e soltanto lì, leggendo i giornali e guardando la tv, hanno realizzato le conseguenze del loro gesto».
Daisy ha subito una lesione all’occhio sinistro e a causa delle medicine che sta prendendo per curarsi rischia di non poter partecipare agli Europei di atletica della prossima settimana. Domani, all’ospedale Oftalmico di Torino, è in programma una visita di controllo, al termine della quale verrà deciso se partirà o meno per Berlino.
I tre denunciati, sottolinea l’avvocato Marampon, sperano che Daisy «non abbia conseguenze, né fisiche né professionali». E il papà consigliere comunale assicura che intende «chiedere scusa" alla giovane atleta della Nazionale italiana, ma di origini nigeriane. «Quando senti di certi episodi, non pensi mai che tuo figlio sia coinvolto - dice il padre -. Mi dispiace per quello che è accaduto e mi chiedo dove ho sbagliato. Anche i figli dei consiglieri comunali del Pd fanno delle cavolate. Ora lui e i suoi amici se ne assumeranno tutte le responsabilità...».
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