Un governo "neutrale, di servizio, di garanzia" ma nella pienezza dei poteri: sono questi i termini che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sceglie per descrivere la natura dell'Esecutivo a cui è pronto a dar vita nell'estremo tentativo di evitare nuove elezioni, che pure sembrano avvicinarsi a grandi passi.
Il Capo dello Stato, alla fine del terzo giro di Consultazioni, si rivolge direttamente ai partiti,visibilmente contrariato, constatandone la persistente incapacità di siglare intese dopo il voto del 4 marzo e mettendo però in evidenza anomalie e rischi di urne in "estate piena" o peggio ancora in autunno, con la legge di Bilancio da approvare, l'aumento dell'Iva da disinnescare e i mercati finanziari da tenere a bada.
Se dal Pd il sostegno al Colle è pieno, Lega e M5S non aspettano l'appuntamento in Parlamento e poco dopo il discorso del presidente fanno sapere di non essere disponibili a offrire i propri voti a un Esecutivo di tregua.
Luigi Di Maio, il capo politico dei pentastellati salito al Colle per primo in questa lunga giornata, ribadisce le posizioni del Movimento: sì al dialogo con Salvini, contemplando anche un passo indietro sulla leadership, no a Forza Italia; in alternativa, si voti a luglio, continuano a ribadire i 5S anche a sera, sancendo la chiusura a qualsiasi opzione di salvataggio della Legislatura.
Stessa linea dal leader del Carroccio, che insiste nel sostenere un governo di centrodestra o il ritorno alle urne "il prima possibile". Centrodestra che dopo 60 giorni di trattative e 'forni' arriva sfibrato dai sospetti reciproci e dai litigi sempre più manifesti: "Contiamo che Berlusconi - dice infatti sempre Salvini - mantenga la parola data e abbia la nostra stessa coerenza, poi gli italiani ci daranno la maggioranza assoluta e cambieremo l'Italia da soli".
Forza Italia, come anche il Cavaliere mostra al termine delle consultazioni con un atteggiamento compito ma imbronciato nei confronti dei compagni di coalizione, si trova in difficoltà e pur assicurando di cercare la condivisione prende ufficialmente posizione contro un ritorno alle urne in estate. Elezioni bis a giugno sono comunque escluse, chiarisce il Colle, e dunque chi vuole accelerare punta sull'inedito scenario di chiamare i cittadini a un nuovo voto il mese successivo.
Calendario alla mano la data più probabile, osservano fonti parlamentari, non sarebbe neanche la domenica 8, come invocato da Lega e 5S al termine di un vertice tra i leader alla Camera, bensì quella addirittura del 22 luglio con una campagna elettorale dunque da fare sotto gli ombrelloni.
L'alternativa d'altro canto forse è anche peggiore: nuove elezioni in autunno portano con sè il rischio dell'esercizio provvisorio e di esporre il Paese alla speculazione finanziaria. Due scenari che Mattarella non nasconde di voler scongiurare ed è per questo che si assume la responsabilità di proporre un governo che possa traghettare il Paese in questa difficile fase senza rinunciare all'idea che, settimana dopo settimana, possa maturare in Parlamento quell'intesa che finora non si è consumata fra le forze politiche.
A quel punto, la squadra di governo formata su input del Colle andrebbe a casa e nascerebbe un nuovo governo politico. Altrimenti, ci sarebbero comunque le urne ma nel 2019. Tra i big, gli unici a essere apertamente a favore di questo progetto sono i dirigenti Dem: l'appoggio al capo dello Stato nel tentativo di dare intanto un Esecutivo nella pienezza dei propri poteri al Paese, dunque in grado di assolvere i compiti delicati anche a livello internazionale, viene infatti sostenuto un po' da tutte le correnti, Renzi compreso.
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