WASHINGTON. Torna nel giorno di San Valentino la paura e il terrore in un liceo di Parkland, in Florida. E si consuma un dramma vissuto già troppe volte, con una sparatoria che fa diversi morti - sarebbero almeno diciassette secondo lo sceriffo - e una cinquantina di feriti, per mano di un ex studente espulso dalla stessa scuola. Forse questo il movente della strage, come hanno spiegato le autorità.
Le vittime sono altri ragazzi e docenti. L'enorme campus della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, che conta fino a 3.000 studenti, brulica ancora di giovani con le mani alzate che lasciano gli edifici scortati dalle forze dell'ordine intervenute in maniera massiccia, quando si comunica che il sospetto è stato finalmente fermato, dopo ore di angoscia.
Mentre a dargli la caccia erano arrivati anche agenti delle teste di cuoio armati fino ai denti facendo irruzione nei diversi edifici.
Il giovane arrestato è Nicholas Cruz, un ex studente di 18 anni, descritto come "ragazzo difficile". Lo sceriffo Scott Israel afferma però di non sapere "quando e perché" lo studente abbia lasciato la scuola. Alcuni testimoni hanno riferito che aveva aperto il fuoco mentre indossava una maschera a gas. Poi è emerso che aveva avuto contatti tramite i social media con diversi gruppi legati alle armi e che ha partecipato a diverse chatroom su YouTube sulla produzione di bombe, secondo Fox.
E' una paura vissuta ancora una volta in tempo reale: i genitori alla disperata ricerca di informazioni, con gli occhi incollati sugli schermi dei telefonini in attesa di un sms dai figli, dagli insegnanti, dalle autorità.
Le informazioni arrivano prima con il contagocce, con qualche tweet. Poi le testimonianze sono un fiume in piena e rivelano l'inferno in cui è sprofondata per interminabili ore l'ennesima scuola americana. C'è anche un video girato da uno studente con uno smartphone in una classe del liceo, lo mostra la Cbs: si sentono le urla di terrore di ragazzi e ragazze e dell'insegnante.
Tutti si buttano a terra per cercare riparo tra i banchi. Oltre una decina i colpi esplosi, in due riprese e a ripetizione. "O mio Dio!", si sente urlare più volte, mentre si vede uno studente immobile a terra. E non passa troppo tempo prima di scoprire che fra le vittime c'è anche una professoressa, morta sotto i colpi del killer mentre con il suo corpo proteggeva uno degli studenti.
Un ragazzo raggiunto telefonicamente dice alla Cnn che il suo professore di geografia è stato colpito, ma non sa se è morto.
Con questa in Florida sono almeno 19 le scuole americane in cui dall'inizio dell'anno si è verificata una sparatoria. I dati sono dell' Everytown For Gun Safety, associazione che si batte per un maggior controllo sulla vendita delle armi da fuoco. L'episodio più grave finora era stato quello del 23 gennaio scorso quando uno studente di 15 anni in un liceo del Kentucky uccise due altri studenti ferendone altri 20.
A Washington il presidente Donald Trump viene subito informato e quando l'emergenza è ancora in corso, twitta: "Nessun bambino, nessun insegnante o qualunque altra persona dovrebbe mai sentirsi insicuro in una scuola americana".
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