PALERMO. Meno uno e prima grana per Nello Musumeci, che perde il primo componente del neonato governo regionale. A quattro settimane dall’insediamento, lascia l'assessore all’Energia Vincenzo Figuccia, con un passato in Forza Italia ma in giunta in quota Udc, partito in cui era transitato poco prima delle elezioni. Una scelta maturata dopo le polemiche con il presidente dell’Ars, l’azzurro Gianfranco Miccichè, sugli stipendi d’oro all’Assemblea siciliana.
A Figuccia, da tempo in rotta con il commissario di Forza Italia, tanto che l’addio al partito sarebbe dipeso proprio dalle tensioni con Micciché, non era piaciuta l’uscita del neopresidente, favorevole allo sfondamento del tetto sulle retribuzioni dei burocrati dell’Ars fissato a 240 mila euro, e annunciato a poche ore dall’elezione alla carica più alta dell’Ars. L’assessore all’Energia e ai Rifiuti, impegnato dall’insediamento a gestire l’emergenza spazzatura nell’isola, aveva contestato la linea del commissario azzurro. Ma non solo. "Eleggere Miccichè - aveva detto - è stato un errore».
Una presa di posizione che gli aveva attirato l’ira degli esponenti delle forze politiche che sostengono il governo Musumeci e che sostanzialmente l’aveva isolato. Persino il commissario regionale dell’Udc, il suo partito, l’aveva scaricato.
A intervenire in difesa del commissario azzurro, poi, era stato il suo vice, Francesco Scoma, che aveva sollecitato l'intervento di Musumeci. E proprio oggi il neogovernatore, con un’uscita che suona come una netta presa di distanze dal suo assessore, ha invitato i suoi «a lavorare e tacere».
In serata lo strappo si è consumato. «Oggi più che mai sento di essere un uomo libero e da tale condizione continuo a portare avanti le mie idee, rimanendo fedele al mandato degli elettori che mi hanno votato per tutelare la posizione dei cittadini, di chi soffre, di chi vive una condizione di difficoltà economica e di chi è lontano dai palazzi dorati», ha scritto Figuccia in una nota.
Sulla prima tegola caduta sulla Giunta Musumeci preferisce non parlare. Linea del silenzio condivisa da Micciché. Mentre piovono i commenti dell’opposizione: «complimenti a Musumeci, davvero un bell'inizio! Il suo governo non è stato capace di completare neppure la luna di miele», dice tra gli altri Antonello Cracolici, parlamentare regionale del PD che non risparmia però stoccate ai compagni di partito. Quelli che, contravvenendo alle indicazioni, hanno votato Micciché alla presidenza dell’Ars. «Alla luce di quello che è avvenuto aumenta il rammarico per ciò che è successo nel PD: se tutti i deputati avessero tenuto la 'barra drittà - conclude - oggi avremmo reso ancora più evidente la crisi di questa maggioranza, una crisi che si era manifestata già nel corso delle votazioni per l'elezione di Miccichè».
«È impossibile nascondere l’evidenza: la maggioranza appena eletta, è già in crisi. Il governo Musumeci scricchiola, le dimissioni dell’assessore Figuccia aprono la prima crisi ad appena pochi giorni dall’insediamento della nuova giunta», commenta Giuseppe Lupo, presidente del gruppo PD all’Ars.
Mentre getta acqua sul fuoco Alessandro Aricò, presidente del gruppo parlamentare Diventerà Bellissima e neo componente della Commissione Bilancio dell’Ars. «Certo, sentire il collega Cracolici che parla del Governo Musumeci dopo il disastro Crocetta targato PD è proprio fuori da ogni logica politica. I nostri alleati sono la maggioranza dei siciliani che, siamo certi, condivideranno l’azione politica e amministrativa del governo Musumeci», dice.
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