C’è una data che segna la svolta nella carriera di Antonio Giovinazzi. E anche se può sembrare scontato indicare quella di stanotte, visto il debutto ufficiale in Formula 1, si tratta del 19 giugno 2016. Quel giorno il giovane pilota di Martinafranca è diventato famoso in tutto il mondo automobilistico: la Gp2, la categoria cadetta dell’automobilismo, era impegnata a Baku in Azerbaijan, lui è partito ultimo ed è arrivato primo.
Da lì in poi tutto è cambiato per questo ragazzo di 23 anni che fra poche ore disputerà il suo primo Gp di Formula 1 a Melbourne. Antonio Giovinazzi da quel 19 giugno di un anno fa ha vinto a ripetizione, ovunque abbia corso. Ha rimontato nel campionato di Gp2 fino a giocarsi il titolo all’ultima gara ad Abu Dhabi. Quella volta è andata male ma è bastato il secondo posto nel mondiale per fare entrare il giovane pugliese nell’orbita della Ferrari, che lo ha arruolato come terzo pilota.
E in effetti questa per Antonio Giovinazzi doveva essere una stagione di transizione. Fare la “riserva” in Ferrari in attesa di un volante nel 2018, magari proprio sulla Rossa visto che sia Vettel che Raikkonen hanno i contratti in scadenza.
Invece tutto è cambiato ancora una volta all’improvviso. Nella notte fra venerdì e sabato in Australia il team principal della Sauber ha comunicato che Pascal Wehrlein, pilota ufficiale col supporto della Mercedes, non ce la fa a correre: troppi gravi le conseguenze di un incidente avvenuto in una gara del precampionato. E allora ecco che tocca a lui, ad Antonio Giovinazzi. Uno che a tre anni già correva sul kart che gli aveva regalato papà e che adesso ha in mano la carta jolly per entrare dalla porta principale in F1.
Magari lo avrà aiutato il suo “sponsor” speciale: Sant’Antonio da Padova. Prima della gara di Baku, l’anno scorso, Giovinazzi veniva da un incidente molto brutto a Barcellona e una gara opaca a Montecarlo. Poi durante un allenamento in bici si trovò a passare davanti alla basilica di Sant’Antonio: decise di fermarsi per una preghiera e da lì tutto cambiò. Al punto che da quella volta, alla vigilia di ogni gara, il giovane italiano passa da Padova per pregare.
Giovinazzi è il primo pilota italiano nella massima categoria motoristica dopo sei anni. L’ultimo era stato Jarno Trulli nel 2011. In qualifica è andato fortissimo: senza aver fatto un km di prova a Melbourne ha “rischiato” di asfaltare il più navigato compagno di squadra Ericsson. Non c’è riuscito, ma per un soffio (quattro centesimi di secondo).
Sceso dalla macchina, ieri notte, Giovinazzi ha detto solo che non ha dormito per l’emozione. E chissà se riuscirà a prendere sonno stanotte…
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