Si gioca in queste ore la partita col governo nazionale che deciderà il futuro dei conti della Regione. L'obiettivo è spalmare in 30 anni invece che in 3 il maxi disavanzo da 2,1 miliardi ereditato dal governo Crocetta. L’assessore Gaetano Armao è volato a Roma per incontrare i vertici del ministero dell’Economia. Anche se il presidente Nello Musumeci non ha nascosto il suo pessimismo durante l’intervista a Cronache siciliane, l’approfondimento pomeridiano di Tgs: «Armao è ottimista ma io non lo sono perché siamo in campagna elettorale per le Europee e temo che il governo giallo-verde voglia far fare brutta figura alla mia giunta in omaggio al principio “tanto peggio tanto meglio”».
In mancanza di un accordo con Roma, che libererebbe circa 190 milioni di spesa, Musumeci sarebbe costretto a ripristinare altrettanti tagli che la Finanziaria ha per ora congelato.
Rischierebbero settori come il trasporto pubblico, i precari di Esa e consorzi di bonifica, i Pip, i teatri e il mondo antimafia. Ma Musumeci ha sveltato il piano B della giunta: «Se l’accordo non arriverà non penalizzeremo i lavoratori. Taglieremo dell’1% tutti i capitoli del bilancio in modo da non penalizzare in modo sensibile nessuno».
Musumeci ha tuttavia precisato che «il maxi disavanzo è una eredità del bilancio 2015 varato da Crocetta, in cui c’erano entrate gonfiate. La sentenza della Corte dei Conti che obbliga il mio governo a ripianare questo buco è stata una tegola. Paghiamo noi per crimini politici del passato».
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