La riforma del sistema di aggiudicazione delle gare d’appalto è sparita dal testo della Finanziaria. La commissione Ambiente dell’Ars ha stralciato l’articolo che era stato scritto dall’assessore alle Infrastrutture, il forzista Marco Falcone, per recepire le richieste delle associazioni imprenditoriali che lamentano i ribassi eccessivi nelle gare siciliane (alcuni toccano anche il 50% della base d’asta).
Se ne riparlerà a marzo, dopo la Finanziaria, quando arriveranno all’Ars tutte le norme non approvate fino a ora, compresa la riforma degli Ato rifiuti. E per questo motivo l’Ance, l’associazione dei costruttori edili, ha attaccato governo e Parlamento. “Le forze politiche regionali - segnalano gli imprenditori aderenti a Confindustria -, così come purtroppo accade ininterrottamente da più di vent’anni, continuano a danneggiare le imprese e i lavoratori edili con tagli di risorse e con norme che colpiscono il comparto delle costruzioni ormai stremato da disoccupazione e mancanza di commesse, e ciò per favorire ancora residue sacche di clientela e di consenso elettorale”. L’Ance segnala le differenze con quanto sta avvenendo a Roma: “A livello nazionale sembra che tutte le forze politiche stiano finalmente comprendendo che solo gli investimenti in edilizia possono salvare il Paese dal tracollo economico e sociale. Tant’è che dovrebbe arrivare un decreto che sbloccherà tutte le risorse disponibili per trasformarle subito in cantieri”.
L’Ance non nasconde la preoccupazione che la riforma finisca nel dimenticatoio: “Mettendo a segno addirittura una ‘doppietta’ nel contesto di un inconfessabile ‘compromesso d’Aula’, durante l’esame della Finanziaria in Commissione all’Ars, nonostante la norma non comporti alcuna spesa, la modifica dei criteri di aggiudicazione delle gare che avrebbe finalmente bloccato i ribassi eccessivi, oggi arrivati a superare il 50%, è stata inspiegabilmente stralciata ed è stata rimandata ad un disegno di legge che difficilmente vedrà la luce dati i prossimi impegni elettorali. In più è stato anche introdotto il divieto di rilascio di autorizzazioni edilizie senza previo saldo delle fatture ai professionisti”. Quest’ultima è una norma chiesta dai grillini.
Secondo Ance Sicilia, “nel primo caso, anche senza volerlo, si consolida in campagna elettorale un metodo che premia le forme di impresa illegali che violano la sana concorrenza a scapito delle imprese corrette, della regolarità e sicurezza del lavoro dipendente e della qualità delle opere. Nel secondo caso - ispirato certamente da una causa condivisibile, cioè contrastare gli inadempimenti finanziari dei committenti, problema che però riguarda non solo i professionisti ma anche tutti gli altri operatori del settore costruzioni che in questo modo vengono ignorati dal legislatore - si finirà per bloccare definitivamente anche l’edilizia privata, così come avevamo segnalato in tempi non sospetti a luglio di due anni fa. E’ infatti evidente a chiunque che l’obbligo di saldare in ogni caso prima di sapere se si potrà o meno ottenere l’autorizzazione a realizzare l’intervento sicuramente farà da deterrente ai nuovi investimenti e in ogni caso sarà fonte di contenziosi”.
Ma l'assessore Marco Falcone rassicura le imprese. «La riforma della normativa regionale sugli appalti resta incardinata all'interno del Collegato e verrà discussa dall'Ars non appena sarà varata la Finanziaria. Il Governo Musumeci crede fortemente nell'opportunità di dare respiro al comparto delle opere pubbliche attraverso tali modifiche normative, elaborate prestando ascolto alle richieste di imprese e associazioni». L'assessore Falcone si era fatto promotore dell'iniziativa legislativa, sposata da associazioni datoriali e rappresentanti del settore delle costruzioni, che intende, fra le altre cose, eliminare i ribassi anomali nelle gare allineando la soglia per gli appalti con il criterio dell'offerta più vantaggiosa alla soglia comunitaria. La riforma era stata varata dal Governo Musumeci lo scorso ottobre.
L’associazione dei costruttori edili, tuttavia resta critica: “Le forze politiche regionali, è evidente, hanno fatto una scelta di campo: abbandonare le imprese oneste e i lavoratori veri al loro destino, nonostante siano anche loro cittadini italiani, uguali agli altri e con pari diritti tutelati dalla Costituzione. Di fronte a questa pericolosa strategia, che si aggiunge alla gravissima crisi del comparto che vede ovunque cantieri fermi e infrastrutture danneggiate nonostante l’abbondanza di risorse disponibili, l’Ance Sicilia non solo aderisce allo stato di mobilitazione permanente dichiarato dall’Ance nazionale, ma fa anche appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché intervenga energicamente richiamando al buon senso un sistema politico-istituzionale che in Sicilia sembra avere perso il lume della ragione e l’obiettivo del bene comune”.
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