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Pensioni, dalla quota 100 con quattro finestre ai tagli: ecco cosa cambia

I tagli riguarderanno solo le pensioni superiori a 4.500 euro laddove non supportate da adeguati contributi, anticipo pensionistico con quota 100 a fronte di almeno 62 anni di età e 38 di contributi e proroga della cosiddetta "opzione donna": sono queste le principali novità in materia previdenziale contenute nella manovra di bilancio anche se mancano ancora i dettagli su come le nuove regole si applicheranno.

Il Governo nel documento inviato a Bruxelles (il Draft Budgetary Plan) ha fatto sapere che l'accesso al pensionamento sarà possibile attraverso quattro finestre il che rimanda a una decorrenza almeno trimestrale rispetto al momento nel quale si maturano i nuovi requisiti. Se ad esempio le finestre dovessero essere simili a quelle trimestrali in vigore fino al 2007 a fronte di requisiti maturati entro il 31 dicembre si uscirebbe il 1 aprile ma nel caso di requisiti maturati il 3 gennaio si uscirebbe il primo luglio dello stesso anno. Al momento però non ci sono dettagli sulle modalità di uscita.

"La soglia minima per il pensionamento anticipato - si legge - è di 62 anni di età e 38 anni di contributi, a cui si potrà accedere durante quattro finestre l'anno". La quota 100 quindi vale solo nel caso di 62 anni di età e 38 di contributi mentre cresce a fronte di età più elevate. I più avvantaggiati sono proprio coloro che hanno appena maturato questi due requisiti dato che rispetto alle regole attuali (67 anni per la vecchiaia e 43 anni e tre mesi di contributi per l'uscita anticipata a prescindere dall'età nel 2019) anticipano la pensione di cinque anni.

Per le pensioni alte si lavora a una rimodulazione ma non si chiarisce in che modo dovrebbe essere fatto il ricalcolo. Il Governo punta a ottenere un miliardo di risparmi in tre anni ma l'obiettivo appare difficile da raggiungere dato che l'Inps per i tagli sui redditi da pensione oltre i 4.500 euro netti al mese ha ipotizzato risparmi di 150 milioni l'anno. Il risparmio potrebbe essere ancora inferiore se passasse l'ipotesi della Lega di ridurre gli assegni solo a coloro che sono andati in pensione con il calcolo interamente retributivo.

Il Governo nel presentare la manovra ha annunciato la proroga dell'opzione donna sottolineando che si permetterà alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, con 35 anni di contributi, di andare in pensione. Anche qui non si chiarisce se l'età annunciata contiene anche la decorrenza (la cosiddetta finestra mobile di un anno) utilizzata finora (ma a partire da 57 anni) e gli incrementi dell'aspettativa di vita (12 mesi in totale nel 2019) che porterebbero nel complesso l'età effettiva nella quale si percepisce la pensione a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome. In questo caso basterebbero 35 anni di contributi ma si avrebbe l'assegno calcolato interamente con il metodo contributivo.

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